Verdetto infelice per festival infelice. Una delle peggiori annate per Cannes
In una delle annate più scialbe che si ricordino il Festival di Cannes scontenta tutti con i suoi premi ma il problema forse era a monte, nella selezione
La verità è che quello di Cannes68 è stato un concorso molto debole, non in grado di impressionare, specchio di un’annata (per il festival) non memorabile, rialzata giusto dai fuori concorso hollywoodiani (Inside Out e Mad Max: Fury Road). Una in cui addirittura anche la Quinzaine des realisateurs, solitamente fucina di nuovi talenti, non ha mostrato nulla di veramente devastante ma si è fatta notare solo confermando il talento di Jeremy Saulnier (Green Room) e grazie al bel Mustang (un incredibile e durissimo teen movie alla turca) che uscirà con Lucky Red.
Invece la giuria è riuscita a scontentare tutti. Non solo escludendo gli italiani (la stampa straniera era stupita e stranita quanto noi) ma anche assegnando a Hou Hsiao Hsien il premio per il miglior regista grazie ad un film formalissimo e traditore del suo genere come The assassin e consegnando senza un vero perchè il premio per la miglior sceneggiatura al terribile Chronic di Micheal Franco. Unici premi che vedono tutti d’accordo sono invece il Premio della Giuria a Lobster di Lanthimos, effettivamente in grado di aprire nuovi territori al cinema come quel premio riconosce, e l’onoreficenza a Victor Lindon come Miglior attore, davvero in grado di dare senso da solo ad un intero film.
Intanto nel nostro paese continuiamo a gridare allo scandalo, pretendendo che venisse premiato Nanni Moretti (già ampiamente onorato dal festival e con poche speranze in un’annata piena di buoni cineasti in attesa di consacrazione), Paolo Sorrentino (che ha spaccato in due chi ha visto il film, figuriamoci la giuria!) o Matteo Garrone (il cui bellissimo film è quanto di più lontano da un vincitore di festival). Nessuno che si interessi invece del vero scandalo, ma forse nessuno l’ha visto, ovvero l’inspiegabile esclusione di Roberto Minervini e di Lousiana dai premi della sezione Un certain regard. La sua proiezione è stata accolta benissimo, il suo talento è immenso (poco noto perchè poco commerciale, ma parliamo di uno dei registi che sta cambiando le regole e il linguaggio del cinema documentario, pura frontiera) e il suo film è bellissimo. Tra tutti gli italiani fuorigioco forse questo è il dispiacere più grande. Perchè Moretti, Sorrentino e Garrone non hanno bisogno di presentazioni, i loro film stanno piacendo un po’ a tutti dentro e fuori il nostro paese e non sarà certo la mancanza di premi a Cannes a fermare la loro corsa (ricordate cosa è successo con La Grande Bellezza che sempre nel festival francese non prese nulla no?). Invece Minervini forse aveva bisogno di una spinta in più perchè il suo immenso talento venisse notato.