Venezia 75 - Tumbbad: la Settimana della Critica vince la lotta delle aperture con una bomba dall'India
A sorpresa Tumbbad, il fantasy/horror indiano che apre la SIC, si dimostra più blockbuster più spiazzante e appassionante di Il primo uomo
Storia horror dalle striature fiabesche, prende da Guillermo Del Toro pochissimo, quello che basta, la sua idea di mitologia fiabesca moderna tra storia e tradizione e l'idea perfetta di partire dai luoghi per generare storie e personaggi, poi fa tutto da sé, modifica la struttura delle fiabe per adattarla bene al cinema tenendone ferma la natura morale. Soprattutto Tumbbad crea. Crea mostri, crea mitologie (a partire da quelle esistenti), prende luoghi esistenti e gli crea intorno una nuova realtà modificandoli senza toccarli e non ha bisogno mai di ripetere una cosa due volte (ad esempio basterà un’inquadratura fugace per capire che fine abbia fatto la donna di servizio scacciata a metà film, aprendo squarci immensi su ciò che non ci è stato raccontato).
Con tre registi (uno principale, uno co-regista e uno regista creativo) e un attore-produttore, la produzione di questo film viaggia spedita prima mostrando due fratelli in una baracca lontana da tutto, barcamenarsi con una madre e una “nonna” deforme, mostruosa, da sfamare come una creatura mitologica, da temere moltissimo e tenere a bada con una frase capace di bloccarla. Poi con molta calma e una capacità non comune di raccontare, lungo tutto il film svela a poco a poco cosa le sia successo, finendo di spiegarlo solo alla fine.
Con la tenacia del cinema d’azione asiatico, la prestanza di quello occidentale e un fascino che è solo suo, Sohum Shah è l’eroe di cui questo film ha bisogno: bastardo, furbo, cinico e duro. Mai convenzionale come quelli cui siamo abituati, mai davvero positivo, eppure animato da una qualità eroica indubbia, maschera benissimo il progressivo svuotarsi del suo personaggio, sempre meno padrone della sua vita e delle sue decisioni, vittima di qualsiasi vizio.