Venezia 73 - Arrival: Jeremy Renner e Amy Adams su alieni, sessismo e imparare il cinese

Le difficoltà con il cinese, il panico sul set e la speranza nella vita aliena, Jeremy Renner e Amy Adams parlano di Arrival

Critico e giornalista cinematografico


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Accaldatissimi dall’afa veneziana, Jeremy Renner e Amy Adams entrano nella stanza dell’hotel Excelsior dove si tengono le interviste per Arrival e lui come prima cosa va ad armeggiare con il condizionatore, tra le risate generali (incluse le sue).
Il film ha riscosso grande successo e sono molto rilassati e bendisposti (solo due anni fa con Birdman Micheal Keaton arrivò alle interviste con tutt’altro atteggiamento), anche se Amy Adams è molto più taciturna di Jeremy Renner che pare divertirsi con la stampa.

Non vi sembra che un ruolo come quello di Amy, il ruolo protagonista di una scienziata che si fa strada contro le idee di tutti per salvare la situazione, anche solo 10 anni fa per non dire 20 o 30 sarebbe andato sicuramente ad un uomo?

Jeremy Renner: Beh sai ci sono un sacco di bravi attori, ma nessuno che riesca a fare una madre! Il film si basa su un romanzo la cui protagonista è donna.

Sì ma sappiamo bene che non è impossibile cambiare il sesso di un personaggio nell’adattare e del resto Interstellar ha il medesimo conflitto sentimentale al maschile. Non vi sembra che sia il segno di qualcosa di cambiato?

Amy Adams: Credo che il cinema stia recuperando terreno rispetto alla letteratura o alle altre arti. C’è davvero un grande sforzo verso il raggiungimento della parità dei sessi.

Amy hai alcuni dialoghi in cinese, ti hanno dato dei problemi?

AA: Devo confessare questa cosa. Praticamente quando mi hanno detto che c’erano delle battute in cinese mi hanno dato 2 settimane con il coach per impararle e ho pensato “2 settimane per un paio di righe di battute? Che vuoi che sia!” Ma è stata una cosa terribile, la mia hybris me l’ha fatta pagare. Jeremy era in scena con me: sono andata nel panico. Non ricordavo Arrivalniente. Solitamente ho tutti dei miei modi per ricordare delle battute quando non mi sovvengono, so dove andarle a cercare nella mia mente. Ma lì zero, il vuoto. Io poi sono una calma sul set ma ho dato di matto in quel momento, perché le ricordavo e poi come si girava le dimenticavo. È stata una giornata terribile.

Nel film lo studio della comunicazione lotta contro l’aggressione. O si capisce come parlano gli alieni o li si dovrà attaccare. Non è questa la vera fantascienza? Il dialogo che davvero rivaleggia con la guerra?

JR: La lingua ci divide ma ci unisce e questo film lo mostra. Noi qui siamo divisi dalla lingua, invece voi che siete italiani ne siete uniti. E funziona uguale con le paure. La paura è ciò che ci unisce tutti come uomini a prescindere da sesso, religione ecc. ecc. Non importa chi sei o da dove vieni, abbiamo tutti le stesse paure.
AA: Penso che la comunicazione sia un tema comune quando si parla di alieni. Arrival lo approccia solo in una maniera più celebrale

Credete negli alieni?

JR: Basta guardare le statistiche e il numero di stelle o i soli che si sono esauriti e quelle che sono le potenziali possibilità di vita per crederci. Ma in realtà una risposta più ponderata dipende anche da cosa definiamo oggi “umanità” e cosa “sole” o “acqua”. Insomma non è che credo che un ufo sia atterrato e gli alieni siano arrivati.
AA: Sono daccordo con Jeremy c'è un motivo se abbiamo guardato in cielo per generazioni
JR: Però Amy però nasconde in casa un ET (ride)
AA: Sì sì è vero!

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