Venezia 73 - A chi hanno fatto bene questi premi? Chi sono i reali vincitori del festival?
Emma Stone, esce davvero benedetta da Venezia, come anche Tom Ford, mentre forse El Ciudadano Ilustre e The Bad Batch avrebbero avuto bisogno d'altro
CORRELATO: tutti i vincitori
Dall’altra parte c’è da chiedersi quanto questi premi facciano bene ai film. Perché non sempre e non per tutti un certo premio equivale ad una svolta, o anche solo ad una promozione. Dipende da molti fattori.
Per noi è un premio molto meritato, quello di Lav Diaz è cinema ai massimi livelli, ricerca, passione e capacità di utilizzare la lingua del cinema a livelli magistraliViene da dire anche il doppio premio alla regia a un regista che in tempi recenti già era arrivato secondo a Venezia come Konchalovsky e poi ad Amat Escalante non fa un buon servizio a nessuno dei due. Cosa che non si può dire invece del premio per la miglior attrice esordiente ritirato da Paula Beer per Frantz. Lei sì che ne può avere bisogno! Infine (prima di passare all’elefante nella stanza) Ana Lily Amirpour con il suo premio speciale della giuria non ci farà molto. Il film appartiene alla categoria “cinema d’autore” e, contrariamente a Tom Ford o Damien Chazelle, che di questo tipo di benedizione potrebbero avere bisogno, ci fa poco con un premio minore. Un film come The Bad Batch, per le aspirazioni che ha, o vince qualcosa di molto molto grosso oppure non ne beneficia granchè.
Rimane il più importante dei premi assegnati al più lungo dei film, e al più convenzionalmente lontano dal pubblico. Almeno nell’immaginario collettivo: The Women Who Left di Lav Diaz.
È probabile che altri film del concorso (The Bad Batch? La Region Salvaje?) possano deludere di più il pubblico ma quanto a pregiudizio negativo il film filippino in bianco e nero di 4 ore non lo batte nessuno. E poco importa che in realtà duri 3 ore e 40 (mezz’ora più di Magnolia di Paul Thomas Anderson) e che racconti una storia lineare e molto dinamica. Ci sono delle etichette che nessuno ti leva di dosso e che un simile premio non fa che confermare e rilanciare. Da oggi in poi tutti si sentiranno in diritto di sapere già come sia un film che si presenta così. E per nessuno che non l’abbia visto sarà vedibile. Figuriamoci interessante o sorprendente! Noi della redazione pure ci siamo approcciati con diverse domande alla proiezione stampa, ma ne siamo usciti impressionati dalla compattezza e bellezza. Per noi è un premio molto meritato, quello di Lav Diaz è cinema ai massimi livelli, ricerca, passione e capacità di utilizzare la lingua del cinema a livelli magistrali. Non un’opera d’elite, difficile e impossibile da guardare, ma un film che se si possiede l’amore per le immagini e per i loro misteri, conquista.
Per un altro anno ancora il cinema d’autore sarà rappresentato da un oggetto strano a cui nessuno desidera avvicinarsiPurtroppo questa scelta non farà bene al nome del festival, come non l’ha fatta l’anno scorso la premiazione di Ti Guardo. Perché quest’anno più che mai Venezia non è stata un’edizione di film di cui la gente diffida, anzi, è stata un’edizione di grande avvicinamento al pubblico, con tanto cinema commerciale in gioco. Ma come spesso capita i presidenti di giuria che lavorano a un cinema molto commerciale cercano di premiare il proprio opposto. E così è andata. Per un altro anno ancora il cinema d’autore sarà rappresentato da un oggetto strano a cui nessuno desidera avvicinarsi, tutti contenti e sereni di non dover fare nessuno sforzo di comprensione e di considerare il cinema d’autore come qualcosa di lontano. Anche se in realtà non è più così.
A guardare il bicchiere mezzo pieno forse questo premio stimolerà i più curiosi, i più appassionati e più cinefili a cercare di recuperare qualcosa di Lav Diaz. Più probabilmente sentiremo solo nuove polemiche stanche sul cinema distante dal pubblico e sulle distribuzioni che non ci fanno vedere i film migliori (peccato che poi nessuno li vada a vedere e le povere distribuzioni ci rimettano).
Il Festival si è mosso nettamente in avanti, la premiazione è rimasta qualche anno indietro.
TUTTI I FILM IN CONCORSO
Piuma di Roan Johnson – recensione / videorecensione
Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti – recensione / videorecensione
Questi giorni di Giuseppe Piccioni – recensione / videorecensione
La La Land di Damien Chazelle – recensione / videorecensione
The Light Between Oceans di Derek Cianfrance – recensione / videorecensione
El ciudadano ilustre di Cohn/Duprat – recensione / videorecensione
The Woman who left di Lav Diaz – recensione / videorecensione
La region salvaje di Amat Escalante – recensione / videorecensione
Nocturnal Animals di Tom Ford – recensione / videorecensione
Paradise di Andrei Konchalovsky – recensione / videorecensione
Brimstone di Martin Koolhoven – recensione / videorecensione
The bad batch di Ana Lily Amirpour – recensione / videorecensione
Une vie di Stéphane Brizé – recensione / videorecensione
Jackie di Pablo Larrain – recensione / videorecensione
Frantz di Francois Ozon – recensione / videorecensione
Arrival di Denis Villeneuve – recensione / videorecensione
Les beaux jours d’Aranjuez di Wim Wenders – recensione / videorecensione
Sulla Via Lattea di Emir Kusturica – recensione / videorecensione
Vojage of Time di Terrence Malik – recensione / videorecensione
El cristo ciego di Christopher Murray – recensione / videorecensione