Venezia 71 - Hannibal alla festa di chiusura del Festival

Hannibal partecipa alla cena di chiusura del Festival di Venezia e medita sul proprio futuro, rivangando il passato

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C'è sempre un velo di malinconia nel congedarsi da un luogo in cui abbiamo vissuto, seppur per breve tempo, dei momenti di gioia. È quindi con animo mesto e meditabondo che mi preparo a lasciare questi lidi veneziani, diretto non so ancora verso quale nuovo orizzonte. L'incertezza affolla i miei pensieri col suo silente ma inesorabile avanzare.

Prima di allontanarmi da questi luoghi che, con il loro rutilante baluginio mi hanno allietato - e confortato dai recenti, drammatici fatti vissuti - ho avuto modo di vivere un'ultima, gioiosa serata, accompagnato dalle nuove e piacevoli conoscenze fatte qui al Lido di Venezia. L'occasione mi è stata fornita dalla cena di chiusura di questo 71esimo Festival del Cinema, conclusosi oggi con una solenne cerimonia di premiazione che ha conferito l'ambito Leone d'Oro allo svedese Roy Andersson.

 

A seguire, una luculliana cena è stata servita sulla terrazza dell'Hotel Excelsior, libero dalle strutture che - a quanto mi riferiscono i miei accompagnatori - negli anni passati adombravano la bellezza limpida ed eterea della piscina. Mentre le acque proiettavano il loro riverbero azzurrino sulle assi lignee della terrazza, degustavo le varie pietanze che si susseguivano sulle ampie tavolate. Il tutto accompagnato da un ottimo vino rosso, che col suo sapore robusto ben si sposava con il tenero roas tbeef che già avevo apprezzato in occasione della cena d'apertura. Ho apprezzato particolarmente anche l'amatriciana, i ravioli alla ricotta e le orecchiette alle cime di rapa, che mi hanno consentito, senza muovere un passo dal Lido, di compiere un rapido viaggio sensoriale attraverso le varie regioni di questa sorprendente nazione.

Purtroppo, il vento sferzante mi ha ben presto costretto a ripararmi sotto l'imponente tendone allestito per ospitare la serata danzante. Le sonorità scelte dal deejay hanno animato la folla, impaziente di scatenarsi sulla pista da ballo. Personalmente, dopo essermi riscaldato un po', ho preferito tornare nei pressi della piscina, dove l'eccellente Principe Maurice allietava i presenti con note più melodiche e nostalgiche.

In un flusso armonico e quasi straniante, mi sono perso nei miei pensieri, ritrovandomi senza bene sapere come a passeggiare sul bagnasciuga, i piedi nudi appena lambiti dal ritmico frangersi delle onde sulla spiaggia. Inebriato dal sapore esotico del delizioso cocktail Cortometraggio e rapito dal bagliore pallido e austero della luna, non sono riuscito a frenare la mia mente dal pensare al mio recente passato, così vicino eppure così lontano. A quest'ora, dall'altra parte del mondo, la sera sta calando e forse la luna si affaccia sopra i rami secchi di Wolf Trap. Inutile fuggire il proprio passato, esso torna sempre a toccarmi, proprio come le onde tornano a bagnare i miei piedi sulla sabbia.

Non potrò essere un uomo nuovo fuggendo il passato, no. Quest'esperienza veneziana è servita - oltre che a deliziare il mio palato, arricchire la mia cultura cinematografica e ampliare la mia cerchia di conoscenze - a far maturare in me la certezza che nessuna distrazione potrà davvero farmi cancellare il ricordo agrodolce di chi mi ha segnato in modo crudele e indelebile.

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