Venezia 69: sette cose da non fare al Festival di Venezia

Al quarto giorno di Festival, ecco sette regole da seguire assolutamente per godersi al massimo la kermesse sia al Lido che a casa...

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Siamo al quarto giorno di Festival, e siamo già in grado di stilare una classifica da cose da NON fare per godersi al meglio la kermesse veneziana. Andiamo in ordine inverso di importanza...

7 - Invitare giornalisti ad un buffet

Vedono due film la mattina, dalle nove all’una e mezza, poi corrono in conferenza stampa, poi a scrivere i pezzi, poi di nuovo i due film della sera. Se in tutto questo trovano un buco di qualche minuto tra una cosa e l’altra e da qualche parte c’è una presentazione+buffet eccoli arrivare trafelati diretti direttamente al banco cibarie intenti a mangiare il più possibile nel meno tempo possibile per la disperazione di catering e uffici stampa. Ma andrebbero anche celebrati: chi meglio di loro potrebbe parlare di ottimizzazione del tempo?

6 - Vedere un film in fondo alla Sala Darsena

Non che negli anni passati il Festival di Venezia si facesse notare per la comodità delle proprie poltrone, ma quest’anno si è cercato di aumentare la capienza della Sala Darsena (che quasi tutti, compresa la rete wifi di competenza, continuano a chiamare PalaGalileo) e così le ultime file sono ancora più vicine le une alle altre. Il risultato? Proiezioni con ginocchia in bocca e gente che cambia continuamente posizione come colta da spasmi.

5 - Cercare di rimorchiare in sala

Bisogna sempre ricordarsi che la ragazza accanto a cui ti sei seduto come se non ti potessi che sedere che là e a cui hai appena chiesto di dare un’occhiata al calendario delle proiezioni nonostante il tuo spunti chiaramente dallo zaino, bene, quella ragazza non ci metterà molto a spostarsi di fila o a scalare di un posto appena si spegneranno le luci della sala e il film starà per iniziare: insomma, appena in tempo per evitare che voi la seguiate ancora senza scadere nello stalkeraggio

4 - Mangiare ai chioschi o ai ristoranti intorno al Festival

Panini a cinque euro se non a sei, croissant a un euro e mezzo, bottigliette d’acqua da mezzo litro a due euro. Non c’è servizio e, purtroppo, non c’è alternativa. Passano gli anni, ma nessuno interviene per regolare dei prezzi che alla fine pesano anche sulle scelte di tutto quel pubblico che magari a Venezia a passare due giorni di festival ci andrebbe pure se non si trovasse poi a fare i conti con la speculazione di chiunque abbia un minimo di potere. Persino Cannes ha prezzi più onesti intorno al Palazzo del cinema, non fosse altro perché è una città. E’ sempre la stessa storia, ma vale la pena non darla mai per scontata.

3 - Credere che un lungo applauso in Sala Grande significhi che il film è bello

Ogni film in concorso o fuori concorso di Venezia ha almeno due proiezioni. Una la mattina o nel pomeriggio per la stampa e una in serata in Sala Grande, alla presenza di regista, attori e pubblico. In questo secondo caso quando scorrono i titoli di coda gli applausi sono scontati. Alcuni applaudono perché hanno partecipato alla realizzazione del film o sono parenti di chi vi ha preso parte, altri lo fanno perché vogliono avere un bel ricordo di quella proiezione che gli è costata venti euro di biglietto, altri perchè “Se non applaudo è maleducazione”. Ciò non toglie che l’applauso non è legato alla qualità del film. L’anno scorso persino quella porcata di Box Office 3D ricevette una standing ovation, così come è naturale che ogni film italiano non apprezzato in mattinata dalla stampa, si ritrovi ad essere incensato la sera per riequilibrare la cosa.

2 - Parlare con i fotografi

Non hanno mai tempo per nulla, se non fotografano stanno davanti al pc ad imprecare perché il pc non funziona/la banda internet è troppo lenta/l’attrice guardava da un’altra parte/non ci sono abbastanza sedie in sala stampa. C’è sempre un motivo per lamentarsi ed avere una conversazione normale e civile con loro durante la kermesse è roba da guinness dei primati. Al massimo puoi parlare con loro solo per aiutarli a riconoscere chi hanno fotografato: “Ma chi è questo ragazzino palestrato come Ipotenusa del Grande Fratello?”, “Zac Efron”, “E questo arabo?”, “Non è arabo, è statunitense con origini iraniane, è il regista Bahrani”, “E questa vecchia invece?”, “E’ un lui, è Michael Cimino”.

1 - Porre domande a Joaquin Phoenix in conferenza stampa

Tanto non vi risponderebbe. Al massimo, se proprio siete riusciti a risvegliare la sua apatia, dopo essersi accesso una sigaretta, vi manderebbe un anello di fumo radiocomandato dritto negli occhi. Altro che I’m still here, Phoenix è la versione contemporanea del brucaliffo.

1 - bis: Porre domande in inglese a Michele Placido in conferenza stampa

Potrebbe pensare che poi siete americani, anche se siete spagnoli. Ok, quest’anno Placido non è a Venezia, ma come dimenticare la sua immotivata sfuriata durante la conferenza stampa di Il grande sogno nel 2009? Da allora Placido si è meritato la citazione ad honorem ogni volta che si stilerà questa classifica.

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