Venezia 68 - Giorno 4. Il Contagio

[Venezia 2011] Iniziano a delinarsi i primi possibili candidati a qualche premio. Intanto, i film non in concorso provocano reazioni diverse...

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Gli Highlander degli antivirus…

“Un cast stellare”, “Ubriacatura da glamour”, “Quattro Oscar e non solo…” e così via. La stampa si diverte a magnificare il numero di attori da copertina che Contagion, il film di Steven Soderbergh, può sfoggiare tra i credits. Poi uno si siede, le luci si spengono, partono i titoli di testa e meno di cinque minuti ed ecco già che una delle star è già stecchita. E si va avanti così, senza guardare in faccia a nessuno, come un teen horror di ragazzi in viaggio a cui si guasta improvvisamente la macchina in un luogo desolato e di cui sai fin da subito che “ne rimarrà soltanto uno”.

Non solo Persepolis

Marjane Satrapi aveva vinto il Premio della Giuria a Cannes con Persepolis e, a rischio di lesa maestà, ha deciso di venire al Lido per la sua seconda opera. Anche stavolta è tratta da un suo romanzo a fumetti ambientato in Iran ed è coadiuvata alla regia da Vincent Parannaud. Stavolta però niente cartoni animati, gli attori sono in carne ed ossa ed il bravo Mathieu Amalric si candida già da adesso per la Coppa Volpi per la  migliore interpretazione maschile. Il suo violinista che “decide di morire” è una bella metafora sull’importanza dell’amore nella vita e dei suoi riflessi sull’arte e gli oggetti. L’applauso in sala a fine proiezione è lungo e consentito.

Ancora 24 ore….

La luce di una fiamma illumina improvvisamente il programma del festival mentre le luci in sala sono spente e il film scorre sullo schermo. “E’ passata un’ora, dura 103 minuti, ancora tre quarti d’ora” fa il tizio con l’accendino in mano. “Ma questo James Franco non si vergogna? Non solo questo film è insopportabilmente presuntuoso, ma è anche lungo”. Il tono della voce del secondo è talmente basso che la considerazione arriva quasi in tutta la sala, in un momento in cui nel film c’è silenzio assoluto. Il risolino è generale, concordano quasi tutti. Siamo alla proiezione di Sal, esordio alla regia per un lungometraggio di fiction dell’attore James Franco che ha deciso di raccontare le ultime 24 ore del compianto attore Saul Mineo, ucciso nel 1976 da una misteriosa coltellata. Il film? Dieci minuti di Mineo che fa palestra, un’ora di un suo monologo al telefono e mezz’ora di prove a teatro di un testo che ha scritto. Allegria….

Wild Pacino

Non è possibile mettere un freno alla creatività di Al Pacino che, a 71 anni, si mette nuovamente dietro la macchina da presa per “un documentario sperimentale” sulla Salomè scritta da Oscar Wilde”. La interpreta a teatro, ci gira sopra un film e realizza una sorta di backstage, ovvero il Wilde Salomè presentato qui a Venezia, sull’interno progetto. Lui sì che sa come contenere i costi quando si parla di cinema! La stampa gradisce e gli applausi ricevuti sono finora i più lunghi e rumorosi di tutto il festival. Peccato solo che la pellicola sia fuori concorso…

Il Contagio

Nonostante gli applausi in sala, all'inizio della conferenza stampa di Contagion sembrava che la stampa internazionale ce l'avesse con Steven Soderbergh per qualche motivo. "Ma perché avete fatto un film così terrificante? Volete che la gente si spaventi?" "Ma lo fareste vedere ai vostri figli?" "Ma perché pensate che gli americani si trasformerebbero in animali anarchici?" "Sono un giornalista di Hong Kong, perché avete fatto partire l'epidemia dalla nostra città?" E così via. Nessuno si è scomposto, la cosa curiosa è che è stata Gwyneth Paltrow, a un certo punto, a prendere la parola e a dare la risposta più saggia e articolata...
 

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