Variety, le ragioni di una crisi
Un insider dello storico periodico spiega i motivi che hanno portato a una crisi del celebre mensile e fa capire come la soluzione non sia proprio dietro l'angolo...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
In un articolo segnalato anche da Hollywood Elsewhere, Jason spiega i vari problemi della pubblicazione. Tra questi:
Un confronto tra gli impiegati di Deadline Hollywood Daily (il sito di Nikki Finke, che ha tre persone che lavorano nelle loro case), The Wrap (sei impiegati) e Variety, che, nonostante i tagli, ha ancora al suo attivo un centinaio di persone, tutti in un edificio costosissimo. Viene menzionato il caso di Todd McCarthy, il maggiore critico del periodico, dotato di uno stipendio a sei cifre. La cosa bella è che, vedendo questi siti, non si ha l'impressione che la sproporzione di forze in campo e i relativi budget sia così evidente...
Mancano delle opinioni forti, dei blog autorevoli che non si limitino a dire cosa è bello, ma anche a stroncare e dare pareri forti. Non a caso, la domanda su come interessare questo nuovo pubblico affezionato a Internet non trova una risposta...
Il capo è Tim Gray, che secondo il racconto di Kevin non capisce molto di Internet, anzi odia questo mezzo. Per carità, opinione legittima, ma forse non è l'uomo più adatto per il cambiamento radicale necessario per sopravvivere. D'altronde, questo si può vedere in diversi aspetti. Perché Variety difficilmente linka ad altri siti e parla anche di cose scoperte altrove? E l'ipotesi di fare un paywall per alcuni contenuti, su cosa dovrebbe reggere, considerando che ormai di materiale esclusivo è difficile trovarne? Come ironizza Kevin, si punterà sul Giffoni Film Festival e sulle pellicole peruviane?
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