Valiant, Matt Kindt: Ninjak, un'idea folle che diventa un meccanismo efficiente
Matt Kindt parla di Ninjak, la spia della Valiant, come di uno dei personaggi più divertenti che abbia mai scritto
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Ninjak non è un personaggio con cui alla Valiant ripartiamo da zero. Lo abbiamo già visto in azione, dopo il reboot, sulle pagine di X-O Manowar, come antagonista. Nel primo numero della serie regolare ho iniziato a esplorare l'altra metà della sua essenza. Sappiamo cosa fa, sappiamo quali sono i suoi poteri, ma la sua personalità ci è ancora del tutto ignota.
Tuttavia non ho voluto scrivere una storia di origini. Perché detesto le storie di origini. Non volevo realizzare un episodio in cui spiego come mai Ninjak è diventato una spia, da dove vengono le sue abilità; mostro il momento o il processo che lo ha portato a fare la vita che fa, dopodiché il personaggio è libero di iniziare con il resto della sua vita. Ho deciso di mostrare le informazioni e svelarle a poco a poco durante la vicenda. Ho dovuto trovare un modo per parlare delle origini senza storia d'origini. Un rischio in cui ho avuto l'appoggio della Valiant.
Il primo numero della serie si concentra sulla vita da spia di Ninjak. Che sia un ninja è piuttosto evidente sin dal nome, ma la seconda componente della sua professione non è immediata, anche perché non era ancora stata mostrata sulle pagine dei fumetti. Kindt ha enfatizzato molto questo aspetto per sottolineare la doppia natura del personaggio: non è soltanto un uomo d'azione, ma gran parte della sua capacità di sopravvivere dipende dalla doppiezza, dalla strategia, da sottili giochi psicologici.
Il che lo rende un personaggio divertentissimo per un evidente fan delle storie di spionaggio come Matt Kindt che ne è forse, con Mind MGMT, il miglior interprete a fumetti dei nostri giorni. Ninjak vive le sue due incarnazioni in maniera alternata, quasi come le due identità di un supereroe. Solo che in ognuna è un uomo pericoloso, potente, avventuroso. Inoltre, se katane e shuriken sono immediati richiami per i lettori più giovani, una dimensione da spy-story aggiunge un piano narrativo più maturo e complesso a un personaggio che corre il rischio di essere monodimensionale e molto scontato.
Per me è importante mostrare Colin, l'uomo sotto la maschera, sia nelle vesti di spia che in quelle di uomo. Aggiungere tridimensionalità a un personaggio come questo lo rende potenzialmente l'essere umano più interessante al mondo. Ha un addestramento da shinobi, è una spia ed è pure una persona in carne ed ossa. Praticamente l'incarnazione di quel che mi avrebbe fatto impazzire quando avevo dodici anni.
Sono il primo ad essere consapevole che sembra un setting ridicolo per una storia. Anzi, lo è. E non ho la minima idea di come sia possibile farlo funzionare né se ci riuscirò. Ma ciò che mi diverte del mio lavoro è proprio questo: prendere un'idea apparentemente folle e trasformarla in un meccanismo efficiente, renderla realistica e interessante.
Sinora è sempre stata questa la mia poetica, la mia idea di fumetto: idee folli connesse tra loro in maniere inaspettate, che vadano oltre il buono che si prende a cazzotti con il cattivo.
Qui sotto trovate le immagini del primo numero della nuova serie di Ninjak, che promette di regalarci un personaggio a tutto tondo e fare giustizia all'avventuriero creato da Joe Quesada e scritto, fra gli altri, da Kurt Busiek.
Fonte: Comics Alliance