Valiant, Joshua Dysart commenta Book of Death: The Fall of Harbinger
Joshua Dysart parla di Book of Death: The Fall of Harbinger, il capitolo dedicato ai potenti telepati del nuovo evento Valiant
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Si tratta della storia che metterà fine all'era della Mente Omega binaria e darà inizio all'era Psiot. Una storia di morte e rinascita. La storia del Libro della Morte e di quel che da sempre rappresenta e ha rappresentato attraverso i secoli. Ci sarà un confronto tra Toyo Harada e Peter Stanchek, ma non nei termini in cui ve l'immaginate, perché venire incontro alle vostre aspettative sarebbe noioso.
La vicenda è un'equazione matematica, una mappa. Non è il vero argomento. Prendete uno spartito musicale e osservate bene tutti quei simboli e punti, quelle sbarre. Non è che un documento in codice, come la trama. La musica, il suono che riempie l'aria, quella rappresenta i personaggi. E il modo in cui la musica è suonata, la passione e la competenza che il musicista vi pone, quella è l'esecuzione. Lo spartito è la cosa meno interessante della musica, non è che un metodo per restituire un personaggio.
Scrivere nell'universo narrativo della Valiant, in questo senso è una sfida, specialmente durante eventi così compositi. Il che va bene: le sfide sono divertenti. Ma possono anche rappresentare delle interferenze che ti trascinano lontano da quel che vuoi esplorare, dai piani che hai fatto. Io non sono che un bambino, quindi per me è un problema a volte interfacciarmi con un universo narrativo condiviso. Tutti gli artisti e autori coinvolti mi piacciono molto e voglio contribuire al meglio a Book of Death e la cosa mi dà molta gioia. Eppure rimango sempre profondamente diviso, in questi casi.
Dysart afferma che la difficoltà non è affatto tematica, non sta nel mescolare personaggi i cui poteri derivano dalla scienza con altri che hanno un impianto mistico. Le due cose vivono assieme e non sono altro che due facce della stessa medaglia. Il problema è personale, di metodo e di orizzonte. Non ha risparmiato anche dei commenti sui disegni di Kano.
Kano è meraviglioso. Lavoro con lui per la prima volta e sono davvero entusiasta. Ma è dura quando conosci un artista nuovo, perché a prescindere da quanto del suo lavoro tu abbia visto, non sei mai davvero sicuro di come scrivere per farlo rendere al meglio. Si tratta di una componente che monta piano piano con il tempo, ogni volta. Un po' come il sesso, che la prima volta è bellissimo (si spera), ma la terza è una cosa spettacolare. Ho ancora molto da imparare su di lui.
Fonte: Comic Vine