Valerio Schiti parla di Empyre e della sua carriera alla Marvel
Valerio Schiti, artista di Iron Man e dell'evento Empyre, parla della sua carriera alla Marvel e della propria formazione di artista
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Schiti - Ho sempre amato disegnare, sin da quando ero bambino. Non appena ho imparato a tenere in mano una matita, ho iniziato a farlo per tutto il giorno. Quando ero ragazzino, ero attratto soprattutto dalle storie di fantascienza moderna, ma le pagine di grandi artisti come Dino Battaglia, Giorgio Cavazzano, Gianni De Luca e Sergio Toppi hanno lasciato segni indelebili sulla mia immaginazione.
Schiti - Fu amore a prima vista: finalmente avevo in mano la grande fantascienza disegnata da artisti incredibili. Un sogno che si realizzava. Non so se sia stato il destino, ma decisamente è qualcosa di simile.
Schiti - All'epoca, C.B. Cebulski era incaricato di andare in giro per il mondo a caccia di nuovi talenti per la Marvel. Ero ancora molto acerbo quando ci siamo incontrati, ma lui ha intravisto qualcosa nelle mie pagine. Mi ha incoraggiato in molte occasioni e mi ha dato modo di rimanere in contatto con lui e gli editor della Marvel. Persone grandiose come George Beliard, che mi mandavano esempi di pagine, rispondevano alle mie domande, mi davano un sacco di consigli utili. Devo moltissimo a C.B.
Da quando sono entrato alla Marvel, non ho mai avuto un attimo di pausa, sempre al lavoro su qualcosa di nuovo, sempre impegnato. Le pagine che realizzo sono quindi lo spazio che ho a disposizione per provare cose nuove. Adoro fare in modo che i personaggi mostrino i propri sentimenti grazie alle pose del corpo e alle espressioni facciali. Se andate a vedere i miei primi lavori, troverete pagine molto semplificate, in cui non spezzavo mai le vignette, in cui non c'era spazio per personaggi enormi, divertenti. Mi sono costretto a fare cose nuove e a utilizzare gabbie più libere.
Come potrà dirvi ogni disegnatore, si tratta di un viaggio, di un lungo processo. Non c'è mai un momento in cui si può dare per scontato di essere maturati. Io sono sempre in miglioramento, del mio stile, della mia narrazione. Continuo a imparare come rendere le mie tavole più chiare, più divertenti, e sono sempre in cerca di nuove idee.
Lavorare su Empyre è chiaramente un grande onore, per Schiti, che si dice però anche dispiaciuto di aver dovuto necessariamente lasciare Iron Man, la testata su cui era impegnato. I grandi piani per le storie che riguardano Tony Stark stanno finalmente per dare i loro frutti sulle pagine di Iron Man 2020, e purtroppo non è più lui a occuparsi delle tavole. Tuttavia, il grande evento che coinvolge Fantastici Quattro e Avengers è chiaramente un'occasione da non perdere.
Schiti - Quando mi sento insicuro, posso sempre contare sull'aiuto di mia moglie, la mia editor più pignola, come mi piace definirla. Lei è molto appassionata di comics e sa come dare un'occhiata alle mie pagine, per poi dirmi sinceramente cosa funziona e cosa no.
Poi ho un gruppo ristretto di amici e colleghi, tra cui Simone Di Meo, Paolo Villanelli e David Messina, la cui chat di gruppo è uno spazio sicuro in cui chiedere consigli e suggerimenti, oltre che divertirsi assieme. Quella del fumettista può essere un'attività molto solitaria e raccomando a tutti di avere dei buoni amici nel settore, su cui contare.
Su Empyre vedrete uno stile un po' più complesso, da parte mia, soprattutto per quanto riguarda le chine, che rende le anatomie e i paesaggi più dettagliati. Nella storia ci saranno un sacco di cose entusiasmanti e di sorprese. Sarà molto diversa dagli eventi che avete visto fino ad oggi. Posso dire senza problemi che nel primo numero troverete una grande sorpresa, una trasformazione molto divertente, qualcuno che usa i propri poteri in maniera inaspettata. E una piccola citazione da Jurassic Park. Chissà se la coglierete.
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