Uomini che Odiano le Donne: David Fincher parla dell'embargo

Dopo lo scambio di mail tra Scott Rudin e il critico David Denby ora tocca a David Fincher dire la sua sulla violazione dell'embargo. E non sono parole dolci...

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Se pensavate che la reazione del produttore Scott Rudin alla violazione dell'embargo sulle recensioni di Uomini che Odiano le Donne da parte del critico del New Yorker David Denby fosse abbastanza, preparatevi a leggere le parole di David Fincher a riguardo.

Il regista del film ha parlato della situazione al Miami Herald, dicendo la sua sulla polemica che si è scatenata ieri dopo la pubblicazione della recensione di Denby, il quale è stato successivamente bandito dalle proiezioni dei prossimi film prodotti da Rudin (incluso Molto Forte, Incredibilmente Vicino).

Ecco le sue considerazioni, decisamente dure:

Penso che la risposta di Scott Rudin sia stata totalmente corretta. E' una cosa difficile da capire per chi lavora fuori dalla nostra industria. Nonostante tutto questo, visto da fuori, sembri una esagerazione, penso sia una cosa molto importante. I critici cinematografici fanno parte dell'industria che realizza i film. Nuotiamo tutti nella stessa acqua. E' un lavoro, quello di far sapere alla gente che il tuo film sta per uscire. Non è un lavoro di beneficenza, è un lavoro e basta.

[...] Non si tratta di controllare i media. Se la gente si rendesse conto quanti ragionamenti vengono fatti per decidere quando possiamo far vedere i nostri film alla critica, allora capirebbe. Ci sono così tante altre cose che attirano costantemente l'attenzione degli spettatori. Ho iniziato le riprese di questo film 25 giorni dopo aver consegnato The Social Network. Abbiamo lavorato duramente per rispettare la consegna di questo film. E siccome stiamo cercando di costruire un senso di attesa adeguato, diventa estremamente frustrante il fatto che uno firmi e accetti delle condizioni e poi violi la parola data e cambi le regole per tutti quanti.

[...] Gli embargo... Ok, se fosse per me non mostrerei i miei film a nessuno prima della data di uscita, non mostrerei delle scene durante i talk show. Realizzerei un solo trailer e tre spot televisivi e poi lascerei tutto così. Ecco quanto mi sento distante dalla situazione attuale. Se fosse stato per me, il New York Film Critics Circle non avrebbe visto il film, e così non ci troveremmo in questa situazione. Farei uscire il film il 21 dicembre, e magari farei tre proiezioni stampa il giorno prima. E' qui che io e Scott Rudin spesso litighiamo. Io penso sempre che se la gente vorrà venire a vedere il film, verrà, ma dovrebbe essere completamente vergine. Non mi piace raccontare a qualcuno cosa sta per vedere. Ma so che questa mentalità è lontana anni luce dall'epoca in cui viviamo. Ma allo stesso tempo, quando accetti di vedere qualcosa prima e dai la tua parola, ci si aspetta che la tua mantenga. E' triste che il mondo della critica sia guidato dagli scoop oggi come oggi.

[...] Alla fine i film vivono o muoiono grazie al passaparola. Il resto non conta. Nulla contro la critica cinematografica, penso che i critici abbiano un grande valore. Ma i critici più importanti sono quelle persone che vanno al cinema con il loro Blackberry e poi scrivono un sms ai loro amici dicendo: "fa schifo!" o "è favoloso, dovresti vederlo!" Mi spiego?

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