Un webcomic del New York Times ha vinto il premio Pulitzer 2018

Un webcomic di graphic journalism incentrato su un gruppo di rifugiati siriani ha vinto il premio Pulitzer

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Il comics journalism, o graphic journalism, è la frontiera dell'informazione del nuovo millennio. Palestina, di Joe Sacco, pubblicato nel 1996 da Fantagraphics Books (Oscar Ink per l'Italia), viene considerato la pietra miliare del genere. Dalla sua uscita, la cosiddetta non-fiction graphic novel - un romanzo a fumetti basato su una storia vera, raccontata attraverso un resoconto fedele dei fatti - ne ha fatta di strada.

Lo conferma e lo sancisce l'assegnazione del Premio Pulitzer 2018 a Welcome to the New World nella sezione Editorial Cartooning. La categoria esiste dal 1922 all'interno delle quattordici che compongono il più importante riconoscimento americano dedicato al giornalismo, ma si è sempre concentrata sulle migliori strisce satiriche. Se escludiamo lo special award per Maus di Art Spiegelman, è dunque la prima volta nella storia dei Pulitzer che a trionfare sia un vero e proprio fumetto.

Nello specifico, Welcome to the New World è un webcomic che è stato serializzato in venti episodi sul sito del New York Times. Attraverso quest'opera, il giornalista Jake Halpern e il cartoonist Michael Sloan narrano la vicenda di due fratelli siriani, Jamil e Ammar, fuggiti dalla propria nazione nel 2012 con moglie e figli. Dopo quattro anni di limbo in Giordania, riescono finalmente a ottenere un visto e a raggiungere gli Stati Uniti l'8 novembre 2016, data delle ultime elezioni presidenziali.

Halpern e Sloan, elaborando materiale tratto da mesi di interviste e reportage sui protagonisti, documentano la vita quotidiana dei rifugiati, le difficoltà che incontrano, le incomprensioni e i progressi nel complesso percorso di integrazione all'interno del nuovo Paese che li ha accolti.

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Fonte: New York Times

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