Ultraviolet: il futuro fa un passo indietro

Funestato da mille problemi il consorzio che doveva stabilire una nuova modalità di acquisto e storage dei film fa un passo indietro...

Critico e giornalista cinematografico


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Quello proposto da Ultraviolet doveva essere il futuro, ora invece fa un deciso passo indietro dal virtuale al reale, dalla cloud ai dischi rigidi.

Il consorzio che riunisce case di produzione, di distribuzione e produttori di tecnologia aveva deciso di stringere un’alleanza per fare in modo che, acquistato un film in un qualsiasi formato (digitale, reale o virtuale), fosse poi possibile vederlo su ogni device esistente collegandosi alla nuvola in rete. Comprare un Blu-Ray e avere diritto ad una copia da guardare in streaming su un tablet (che non sia l’iPad però, Apple non è della partita). Per dire.

Insomma quello che tutti quanti sappiamo sarà il futuro. A giudicare dai primi problemi e le prime difficoltà incontrate da Ultraviolet, per raggiungere anche solo una piccola porzione del suo obiettivo finale, il futuro è ancora di là da venire.

L’impressione è confermata dalla notizia di ieri. Ultraviolet introduce un nuovo device (un altro???): si tratta di un disco rigido con connettività via cavo e WiFi. Sostanzialmente è un hub in cui archiviare i film per i quali si sono acquistati i diritti di visione (come prima, per acquistarli basta comprare una qualsiasi versione del film, digitale o reale che sia). Una volta nel disco rigido questo si può collegare ai device “compatibili con Ultraviolet” (espressione che fa gelare il sangue nelle vene) i quali comprendono connected TV, pc portatili, tablet, lettori Blu Ray e via dicendo.

L’idea è che i contenuti sono al sicuro scaricati in alta definizione (1080p) in questo disco rigido, il cui nome in codice per il momento è Project Phenix (sic!), e da lì possono viaggiare via WiFi sui tablet (per dire) o essere visti attaccando un cavo alla connected TV o infine essere trasportati (l’affare dovrebbe essere di dimensioni ridotte).

Per fare tutto questo è stato creato un altro consorzio (e poi diciamo di noi italiani...) chiamato Secure Content Storage Association (SCSA) che vede tra i membri la presenza fondamentale del colosso dei dischi rigidi e memorie flash SanDisk.

“SCSA fornirà ai consumatori una soluzione per la visione di film e serie tv che è semplice come i DVD o i Blu-Ray” spiega Bert Hesselink, CTO di Western Digital Branded Products “SCSA consentirà di archiviare contenuti acquistati e in alta definizione, incluse le copie di certi contenuti presenti su DVD, in una libreria digitale su disco rigido, sicura e di proprietà del consumatore, assieme alle sue foto, i suoi video e la sua musica”.

La parte più interessante però è quella spiegata in maniera meno chiara, Hesselink infatti continua dicendo che “I contenuti della libreria digitale possono essere visti a casa su PC, televisori o tablet, oppure quando i proprietari sono in giro con una copia portatile della libreria, in modo da poter vedere i contenuti anche in assenza di connessioni affidabili, come in aereo o in treno”.

A quanto è dato capire sembra che sia possibile copiare il file dal disco rigido SCSA a qualsiasi device si voglia, anzi a quelli “compatibili con Ultraviolet”. Una cosa più che scontata. Il punto della situazione appare dunque molto semplice, Ultraviolet si è scontrata con la madre di tutti i problemi in materia di cloud, lo stesso contro il quale combattono Apple, Google, Amazon, Netflix e via dicendo: spazio e banda. Il fatto cioè che per ogni utente debba essere previsto uno spazio remoto vasto ed affidabile, e banda sufficiente per fare streaming di contenuti ad alta definizione.
Di fronte a questa difficoltà hanno tirato fuori la soluzione più basilare e retrograda, un disco rigido esterno mascherato da set top box nel quale archiviare i propri film. Che poi è più o meno la stessa cosa che già fanno tutti gli appassionati di cinema con dischi rigidi comprati a poco e sistemi di download legali o meno.

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