Tunué: Alessandro Barbucci e Giovanni Di Gregorio ci parlano di Le sorelle Grémillet
Alessandro Barbucci e Giovanni Di Gregorio ci hanno presentato il primo volume de Le sorelle Grémillet, pubblicato in Italia da Tunué
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Alessandro Barbucci - Le sorelle Grémillet sono le dirette discendenti delle Witch; quando le ho ideate con Elisabetta Gnone e Barbera Canepa avevamo circa 30 anni, per cui parlare di pre-adolescenza all'epoca significava parlare della nostra pre-adolescenza, i nostri ricordi, io pensavo alle amiche che avevo a quell'età. Vent'anni dopo mi sono ritrovato con una figlia pre-adolescente in giro per casa, perciò ho cominciato a tirare fuori i fumetti delle Witch per farglieli leggere e mi sono reso conto che graficamente... è un po' invecchiato. Perciò mi sono detto che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di simile rivolto a quell'età, prima che mia figlia cresca troppo velocemente.
Mi frequentavo già con Giovanni qui a Barcellona per amicizia, senza parlare di lavoro; in uno dei nostri pranzi è venuto fuori il discorso e gli ho presentato alcuni soggetti che avevo in mente. La cosa particolare è che noi ci raccontavamo un sacco di storie di famiglia, la sua è una famiglia numerosa del settentrione, la mia ha un passato tragico nel dopoguerra con scandali vari. Io volevo raccontare di tre ragazze, Giovanni mi ha fatto notare che sarebbe stato più difficile e interessante se fossero state tre sorelle e non semplicemente amiche. Da lì si è spostato tutto dalle supereroine con i poteri a qualcosa di più intimista, anche per valorizzare la componente grafica franco-belga, a differenza di "Witch" che era una produzione di massa, un mensile con molti collaboratori, per cui la qualità era ridotta al minimo per essere riproducibile velocemente. Qui invece avevamo un anno a disposizione, potevamo lavorare per bene perciò abbiamo voluto trattare temi più importanti, scavare nei drammi e nelle cose non dette di una famiglia.Giovanni Di Gregorio - Ci interessava parlare di famiglia; perché parlare di supereroi o di magia, quando le nostre famiglie sono molto più interessanti? Inoltre è una narrazione più vicina a noi. Sfogliando mentalmente l'orizzonte fumettistico mondiale la famiglia stranamente non è un tema molto trattato. Poi io sono allergico alla magia, perciò ho pensato a qualcosa di affine alla psicomagia di Jodorowsky. Io mi sono imposto una regola: quello che succede alle tre protagoniste, deve poter capitare anche alle lettrici. Se Sara ha un sogno premonitore, questa cosa magari non è successa a ogni lettrice, ma a un'amica o una sorella sì. È una sorta di magia, un'asincronia, un tracimare del simbolico nel reale. Poi. Alessandro è bravissimo a disegnare scene con elementi fantastici a cui non volevo rinunciare, quindi era un modo per far rientrare dalla porta di servizio quello che non volevo inserire nella trama principale. Dopo il sogno, ci saranno altri due espedienti narrativi che permetteranno di avere tavole con dei disegni e una colorazione surreali, sarebbe stato un peccato far disegnare ad Alessandro qualcosa di strettamente realistico.
In Francia esiste la psicogenealogia, che in Italia viene chiamata costellazioni familiari, ovvero come si modifica il carattere della persona a seconda di qual è la sua posizione all'interno dell'albero genealogico famigliare. Ognuna delle sorelle, nei primi tre volumi, ha un nodo emotivo irrisolto e lo risolverà scoprendo un segreto di famiglia. Il messaggio implicito è quali conseguenze pesanti possano avere le cose non dette all'interno della famiglia, anche a distanza di anni sui membri più piccoli che non le hanno nemmeno vissute; il messaggio implicito è che vale la pena togliere questo velo, a volte di vergogna, a volte sono dei taboo, a volte non sono state dette per motivi di lontananza o di opportunità. Sara nel primo volume, Cassiopea nel secondo e Lucille nel terzo, provano una sensazione di libertà nel rimontare l'albero genealogico; nel prossimo episodio scopriranno qualcosa sulla nonna, nel successivo si andrà ancor più a ritroso nel lignaggio femminile.
Durante l’incontro abbiamo potuto porre una nostra domanda agli autori:
Mi ha piacevolmente sorpreso che la trama si concluda, rendendo di fatto "Il sogno di Sara" un volume autoconclusivo. Per come ormai siamo abituati alla narrazione orizzontale, durante la lettura temevo già di dover aspettare un anno per leggere la risoluzione del mistero in un episodio successivo, invece tutto è risolto e non ci sono nemmeno indizi che seminano sottotrame future. Non è più così frequente, soprattutto quando una serie viene concepita come tale. Come avete gestito questo aspetto?
Di Gregorio - Io non sopporto le storie che non finiscono. Infatti non guardo serie perché non voglio aspettare una settimana o un giorno per vedere come proseguono... figuriamoci un anno! Uno dei motivi per cui scrivevo su "Dylan Dog" è che mi piacciono le storie autoconclusive, infatti su "Dampyr" mi perdevo. Gli albi francesi con vicende in sospeso mi fanno soffrire. Però in questo caso abbiamo voluto fortemente evitarlo e l'editore francese si era preoccupato al punto da inserire in coda un messaggio "Ci vediamo al secondo volume" altrimenti i lettori avrebbero potuto pensare che fosse finito.
Barbucci - Il mercato franco-belga è cambiato molto negli ultimi anni, le abitudini di fruizione del consumatore di fumetti ora sono diverse. C'è stato un decennio di serie lunghissime che non finivano mai, poi un periodo di crisi in cui venivano lanciate serie e quasi tutte poi chiudevano al primo o secondo volume. Se tiri fuori 15 o 30 euro e poi non saprai mai come va a finire perché l'editore annuncia che la serie è morta... Molti lettori hanno iniziato a giocare sulla difensiva, non compravano il primo volume finché non vedevano il finale pubblicato. Infatti le novità sono per lo più dittici o trittici, annunciati insieme. Una grossa preoccupazione è rassicurare il distributore, il libraio e il lettore, perché hanno subito una serie di delusioni che hanno rovinato il mercato. Non sapevamo come il pubblico avrebbe accolto questo fumetto atipico, non eravamo sicuri di fare il numero due e non volevamo lasciare una storia in sospeso.
Di Gregorio - Poi c'è sempre la possibilità di riprendere un elemento narrativo, non tanto come cardine di un altro mistero, ma come eco emotivo, a noi interessa questo. All'inizio del terzo volume arriva una telefonata della nonna, protagonista del numero due; anche se non hai letto il numero precedente puoi seguire perfettamente la storia, ma se conosci tutta la storia hai una reminiscenza degli eventi.