Il truffatore di Tinder Simon Leviev rigetta le accuse: il documentario Netflix è una manipolazione
Simon Leviev, il losco figuro al centro de Il truffatore di Tinder, non ci sta: accusa la produzione Netflix di essere basata su falsità...
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L'hanno presentato sotto forma di documentario, ma, in realtà si basa su cose completamente inventate.
Simon Leviev: cosa sta facendo oggi Il truffatore di Tinder
Dopo essere stato condannato, nel dicembre del 2019, a 15 mesi di reclusione in Israele, è poi uscito per buona condotta dopo soli cinque mesi: come vi abbiamo raccontato in questo articolo, Leviev risulta attualmente bannato tanto da Tinder quanto da altre piattaforme di dating online. Curiosamente però, è presente su Cameo. Questo non gli sta impedendo di cercare di "capitalizzare" la notorietà ricevuta grazie all'enorme successo ottenuto dalla produzione Netflix: nei suoi piani ci sono un dating show, un libro, un podcast sempre a tema dating e, non a caso, ha anche siglato un accordo con un'agenzia hollywoodiana e, ora, ha una vera e propria agente in quel di Los Angeles (ECCO TUTTI I DETTAGLI). Cosa, questa, che ha suscitato un genuino moto di ribrezzo nelle sue vittime.
Ora, ad Inside, dice:
Hanno manipolato tutto, editandolo a loro piacimento tanto da creare questa narrazione a senso unico. Voglio ripulire il mio nome, voglio dire al mondo intero che non è vero. Non sono un truffatore di Tinder, ero solo un ragazzo single che voleva incontrare delle ragazze su Tinder. Non sono un mostro.
Quanto a Cecilie Fjellhøy, Pernilla Sjoholm e Ayleen Charlott hanno aperto una campagna online su GoFundMe con cui stanno cercando di recuperare il soldi necessari a pagare tutti i debiti che hanno accumulato per colpa di Leviev.
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