Tre manifesti a Ebbing, Missouri, il regista ricorda le accuse di razzismo: "È stato doloroso"

Durante la promozione del suo ultimo film, Martin McDonagh ha ricordato le accuse di razzismo ricevute per Tre manifesti a Ebbing, Missouri

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Con il suo nuovo film, Gli spiriti dell'isola (LEGGI LA RECENSIONE), il regista e sceneggiatore Martin McDonagh ha cominciato un percorso che sembra richiamare in tutto e per tutto alla memoria quello, trionfale, del precedente Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Anche Gli spiriti dell'isola, come Tre manifesti a Ebbing, Missouri, è stato presentato al Festival di Venezia, occasione che è valsa il secondo Premio Osella per la Migliore sceneggiatura a Martin McDonagh e la Coppa Volpi a Colin Farrell. E se Tre manifesti si è portato a casa ben due Oscar, quello per la Miglior attrice a Frances McDormand e quella per il Miglior attore non protagonista a Sam Rockwell, anche Gli spiriti dell'isola viene già indicato come uno dei possibili protagonisti della prossima Notte degli Oscar.

Con Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Martin McDonagh dovette però fare i conti con le "prevedibili" (e sterili) polemiche sollevate da chi si era lamentato del fatto che al centro della vicenda della pellicola ci fosse anche la storia - e il relativo percorso di redenzione - del poliziotto razzista, l'agente Jason Dixon, interpretato da Sam Rockwell.

In una recente intervista col Guardian, il regista e sceneggiatore ha potuto ricordare un'esperienza che, senza mezzi termini, definisce come dolorosa.

Posso capire da dove potesse originarsi il dibattito. Ma non vedeva quello che io vedevo nel film. L'esca all'amo era la domanda: cosa rende qualcuno un villain o un eroe? Ma cosa devo dirti... Fondamentalmente, se qualcuno dice che il tuo film è razzista, e tu sei anche la persona che l'ha scritto e diretto, è come se dessero del razzista anche a te. E, personalmente, sono sempre stato su posizioni antitetiche a quelle razziste quindi sì, è stato doloroso. Nessuno vorrebbe sentirsi etichettare in quella maniera.

Commentando una recensione positiva del suo ultimo film in cui l'autore scrive che era tornato agli abituali fasti dopo il "passo falso" di Tre manifesti a Ebbing, Missouri aggiunge:

Davvero? Ma era davvero così brutto?

Aggiungendo di restare sempre dalla parte dei suoi personaggi, buoni o "tossici" che siano perché devono avere il diritto di vivere e respirare all'interno delle storie per cui sono stati creati.

Mettete anche un avviso nelle note, perché no. Ma dovete lasciare che i personaggi siano quello che sono. Bisogna avere fiducia nel pubblico che sa che io non userei quelle parole. Ma i personaggi hanno la necessità di essere quello che devono essere. Se sono brave persone, bene. Se sono omofobi, si tratta del personaggio. Se vengono adoperate parole razziste è per mostrare al pubblico che una parte d'Irlanda è razzista. Altrimenti andremmo solo nella direzione di un nulla blando e inoffensivo.

Vi ricordiamo che Gli spiriti dell'isola uscirà nelle nostre sale a febbraio e che trovate tutte le informazioni a riguardo nella nostra scheda.

FONTE: The Guardian

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