Tre Joker: Johns e Fabok gettano nuova luce sull'identità della nemesi di Batman
Geoff Johns e Jason Fabo parlano di Batman: Tre Joker e di tutti i motivi per cui questa storia è così importante e personale per loro
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Johns - Io e Jason abbiamo discusso di questa storia per diversi anni ed aravamo entusiasti dell'opportunità di raccontarla, con Batman, Joker, Barbara Gordon e Jason Todd. Ci siamo divertiti un mondo e credo che questa sia l'opera che ospita i disegni migliori di Jay. Emotivi, potenti e dettagliati. Sono davvero felice del fatto che molti lettori abbiano riconosciuto il suo talento, perché credo che sia davvero uno dei maestri contemporanei. Potendo lavorare con lui su una storia di Batman e Joker che mette in scena un mistero così interessante, ho voluto parlare dei traumi che questi personaggi hanno affrontato, del modo in cui ciò li lega. Si tratta di qualcosa che hanno in comune e che, chiaramente, ognuno affronta a modo proprio.
Fabok - Dal punto di vista personale, la mia famiglia ha appena accolto un nuovo membro, è appena nato mio figlio. Quindi gli ultimi mesi hanno impegnato la mia mente con questa novità, con i lavori da fare a casa. Il che è interessante, perché abbiamo passato un sacco di tempo a lavorare a questa storia e, quando è uscito il primo numero, mi sono sentito davvero nervoso al riguardo. Ma poi abbiamo debuttato e siamo stati accolti da recensioni davvero entusiaste e il pubblico ha gradito molto. D'improvviso, tutte le mie paure sono scomparse e ho realizzato che sarebbe andato tutto bene, saremmo stati ricompensati per le fatiche spese. Ma non ho avuto tempo per concentrarmi su questa cosa, con il bambino in arrivo.
Un successo testimoniato anche dai messaggi che arrivano direttamente a Fabok e Johns, quasi tutti inviati da lettori entusiasti di Tre Joker.
Johns - Ci sono un sacco di grandi storie sul Joker, in giro, raccontate da narratori eccezionali. La sfida è stata spaventosa, ma anche grandiosa. Credo di essermi divertito soprattutto affrontando ciò che i vari Joker hanno fatto a Bruce, Barbara e Jason, il modo in cui hanno fatto i conti con tutto questo nel corso delle loro vite, addentrandomi un po' più a fondo in questo concetto.
Fabok - Sulla mia scrivania ho tenuto Una morte in famiglia e La vendetta in cinque atti del Joker. Anche The Killing Joke è stato un riferimento costante. Ho cercato di strizzare l'occhio artisticamente a queste storie, perché amo trovare dei riferimenti al passato, quando leggo una storia. Ci sono un sacco di piccole cose, nelle pagine, che tengono conto del passato dei protagonisti e di molti altri personaggi. La mia preferita è l'apparizione di Rupert Thorne, Joe Chill e Doctor Phosphorous nella prigione di Blackgate. La loro matricola di prigionieri è la data di pubblicazione degli albi in cui hanno debuttato.
Fabok non nasconde, anzi rivendica molte citazioni soprattutto da The Killing Joke, di cui ha ripreso ambienti e atmosfere in più di un'occasione. In particolare, nel secondo numero di Batman: The Three Jokers, compare lo stesso appartamento in cui vive il personaggio nella storia scritta da Alan Moore.
Johns - Le parti della storia che più mi hanno divertito sono quelle più personali e che affrontano il trauma. Avere il tempo e lo spazio per analizzare il modo in cui possa avere effetto sulle persone e in particolare i nostri protagonisti: questo è sempre stato lo scopo. Mostrare che Bruce, Barbara e Jason hanno sostanzialmente una versione diversa del Joker nella mente di ognuno di loro. Il titolo della storia fa riferimento a molto altro, non solo al mistero riguardante le tre incarnazioni del personaggio, ma al modo in cui gli eroi lo vedono, alla prospettiva di ognuno di loro su di lui, al significato che gli attribuiscono. Joker è, per molti versi, ciò che limita Jason, ciò che dà forza a Barbara per continuare nei suoi sforzi e ciò che tiene sveglio Bruce ogni notte.
Una storia di guarigione, oltre che di traumi, riassunta in questo aspetto soprattutto da una scena in cui Bruce Wayne discute con Joe Chill, l'assassino dei suoi genitori e giunge a perdonarlo. Una scena che, siamo certi, farà discutere i fan di Batman e che è in qualche modo progettata per farlo.
Johns - Proprio come il Joker, il personaggio di Joe Chill è diventato un mito molto più grande del previsto perché non conoscevamo niente della sua storia, rappresenta un enigma per Bruce così come per i lettori. Non sappiamo cosa passasse per la sua mente, quali emozioni provasse in quella notte fatale. Non abbiamo passato molto tempo su di lui, storicamente, per lo meno non con l'attuale versione di Batman. Dare a Joe Chill una profondità che Bruce non si aspettava e che Joker ha sfruttato a proprio vantaggio è stata la chiave. Joker vuole essere la principale spina nel fianco di Bruce e, per farlo, deve prima aiutarlo a guarire, per poi colpirlo ancor più basso. Ecco il piano di Joker. Ma quel momento rimane comunque il mio preferito della storia, perché è nato da sé, durante la scrittura della sceneggiatura. E Jason lo ha disegnato meravigliosamente, perché non mi era mai capitato di vedere un Batman altrettanto esitante in vita mia.
Fabok - L'idea di Batman che perdona Joe Chill è stata molto sentita da parte mia fin dall'inizio, e un punto della trama che mi ha davvero fatto venire voglia di realizzare questa storia, di lottare per essa. Era interessante perché, in tutta la mia vita, ho sempre pensato che l'unico modo in cui Bruce Wayne potesse finalmente dirsi libero e vivere una vita felice fosse affrontare definitivamente il trauma della morte dei suoi genitori e arrivare a perdonare Joe. Si tratta di una storia che ho sempre voluto raccontare, anche da bambino. Chiedete a Pat Gleason, con cui ne ho parlato più di una volta.
E poi ecco, un bel giorno, Geoff Johns che propone proprio qualcosa del genere in Batman: Tre Joker, una storia preziosa, secondo Fabok, proprio perché ci ricorda che è facile perdonare le persone che amiamo, ma che è molto più significativo ed importante farlo con i nostri nemici.
Fabok - E pensate all'impatto che questo ha su Batman. Se lui vede benissimo che c'è speranza, che l'uomo che ha distrutto la sua vita è in grado di cambiare la propria, se Bruce Wayne può perdonare quella persona e riappacificarsi con lui, che cosa farà, come personaggio, in futuro? Come cambia il modo in cui combatte il crimine? Ora c'è una speranza del tutto diversa nella sua vita. Da tutta la vita evita di uccidere i suoi nemici, cerca di riabilitarli. E, guarda un po'... c'è riuscito. Ha vinto. Joe Chill è recuperato e questo cosa significa per il percorso di Bruce Wayne? Si tratta di un concetto molto potente.
Un messaggio di grande forza, che ha grande significato anche nella vita di tutti i giorni di Fabok e, potenzialmente, di tantissimi lettori. Il punto è: Three Jokers fa parte del canone narrativo di Batman oppure no?
Johns - Risposta complicata. Abbiamo iniziato a scrivere questa storia e poi ci abbiamo lavorato per due anni e potete vedere dalle pagine quanto Jason abbia messo di se stesso nelle tavole. Abbiamo cercato di raccontare una storia di qualità, che valesse l'attesa che abbiamo chiesto ai lettori e ogni oncia della nostra passione per i personaggi e la trama. Credo che stia ai lettori, ora, e all'universo che abbiamo attorno, decidere se quel che abbiamo fatto debba avere un riverbero altrove. Io e Jay abbiamo un'altra storia che vogliamo raccontare e che prende le mosse da uno dei tanti epiloghi di Three Jokers. Ma non posso proprio parlarne ora come ora.
Non so se definirei il finale ottimista. Semmai rivelatore. Il punto è che Bruce Wayne è il più grande detective del mondo e una delle sue battute che preferisco ci diche che lui conosceva il nome di Joker dopo una settimana dal loro primo incontro. Io e Jay abbiamo parlato a lungo di questa cosa, abbiamo discusso di come mai Batman non avrebbe dovuto conoscere il nome vero di Joker e abbiamo pensato che in realtà aveva perfettamente senso che lo conoscesse. Abbiamo iniziato a esplorare questo concetto e, alla fine, abbiamo pensato che, piuttosto, ci fossero ottime ragioni per cui avrebbe dovuto evitare di rivelarlo.
Credo che l'ultima battuta di dialogo sia importante: non importa il vero nome di Joker, perché non ha a che fare con la sua natura. Non ci parla della sua identità, perché la sua vera identità non conta. Conta quel che fa alle persone e conta il modo in cui la gente lo percepisce. Questo è il nucleo di Three Jokers più di ogni altro elemento: cosa vedono Bruce, Jason e Barbara in Joker e come il suo spettro affligge le loro vite, passate e future?
Il finale apre la via a nuove cose, nuove idee, e il punto della storia era proprio lasciare che la mente dei lettori continuasse a riflettere, come succede dopo la lettura di The Killing Joke. Il finale di quella storia dice molto di quel che è successo tra Batman e Joker? Si fa un gran parlare, si discute spesso: gli ha rotto il collo oppure no? La cosa divertente è proprio che siamo lasciati nel dubbio e che, alla fine dei conti, non sappiamo davvero cosa significhi tutto quel che abbiamo visto. Credo di aver giocato con le stesse idee in questa storia e di aver lasciato appositamente incertezza sul destino dei personaggi e su ciò che capiterà loro d'ora in poi.
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