Tomb Raider: il ritorno di Lara Croft a fumetti
Dark Horse affida le nuove avventure di Lara alla penna di Gail Simone
- Ho in testa due Lara Croft in realtà: c’è quella del gioco più recente, che ho adorato, che prova paura, sensi di colpa, ansia, dolore e rimpianto molto intensamente, e che deve imparare come far girare il mondo nel modo che vuole lei. E poi c’è la Lara che io credo diventerà, una figura ancora più formidabile. Per me è straordinario scrivere la storia della prima Lara, ben sapendo che la seconda è lì da qualche parte, in attesa di emergere. Riusciamo a intravedere qualche bagliore qua e là, ma in essenza siamo ancora in una sorta di “Lara Croft: Anno Uno”, cosa che mi rende molto felice.
- Il layout di partenza è molto semplice: i genitori di Lara sono scomparsi e sono ritenuti morti, Lara è sopravvissuta a un naufragio durante una spedizione alla ricerca di un’isola perduta. Tutto qui, punto e basta. Nulla in confronto allo sconfortante ammontare di background che tocca alla maggior parte delle serie supereroistiche. Sia nel gioco che nel fumetto Lara è proprio all’inizio del suo viaggio, quindi è sia l’eroina che il personaggio con cui condividiamo il punto di vista. Sperimentiamo le stranezze e i pericoli assieme a lei, e non come osservatori.- Ho letto alcuni fumetti ispirati ai videogiochi che mi hanno fatto provare un senso di alienazione, in quanto sacrificavano la buona narrazione all’aderenza al gioco. I personaggi e la trama restano elementi indispensabili. A nessuno interessa sapere chi ha inventato la pistola spaziale che il tuo personaggio usa se il personaggio in sé è noioso. Se volessi giocare al videogioco, lo farei. Un lettore cerca innanzitutto una storia.
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Fonte: Newsarama