Quella tra Tom Cruise e Christopher McQuarrie è la collaborazione più importante degli anni 2000

Sì, più di quella tra Scorsese e DiCaprio ha saputo cambiare il proprio genere portando nel blockbuster ciò che non credevamo più possibile

Critico e giornalista cinematografico


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Da quando Tom Cruise incontrato Cristopher McQuarrie la carriera del primo è cambiata e quella del secondo è diventata devota al primo, insieme sono arrivati alla creazione del vero blockbuster adulto moderno.

Dal 2000 ad oggi non si è formata coppia cinematografica più importante di quella tra Tom Cruise e Christopher McQuarrie. Nemmeno la collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio (partita nel 2002 con Gangs Of New York e culminata in Wolf Of Wall Street) per quanto all’origine di un film da Oscar e di diversi grandissimi progetti, si può dire abbia avuto un impatto così rivoluzionario nel suo genere. 

McQuarrie e Tom Cruise si incontrano professionalmente nel 2008 per Operazione: Valchiria, diretto da Bryan Singer (per il quale McQuarrie 10 anni prima aveva scritto I soliti sospetti) in quel caso McQuarrie era sia produttore che sceneggiatore. Doppio ruolo che avrà quasi sempre da quel momento in poi in una carriera che diventerà dedicata ai film di Tom Cruise. Dall’altra parte Tom Cruise proprio in quel momento è in una fase di ricostruzione di sé. È stato costretto a rivedere tutta la sua carriera da una serie di video e di apparizioni televisive che ne hanno minato l’immagine, non è più una star gigante ma anzi la major lo considerano tossico, internet è piena di meme in cui lui è il matto della situazione, salta sui divani di Oprah e sembra invasato. I problemi di affiliazione a scientology riemergono a orologeria, nessuno lo vuole più per film grandi.

Di fatto Cruise deve ricostruirsi. 

Uno dei tasselli più importanti l’ha appena messo a segno. Il 2008 è l’anno di Tropic Thunder e di Les Grossman, il personaggio praticamente creato da Cruise, un cameo in cui ha messo un impegno fuori scala e che funziona. È una delle parti più memorabili del film, un’operazione simpatia come raramente se ne sono viste, che lo riporta ad essere un beniamino.

Ma è cambiato tutto.

Leoni per agnelli di Robert Redford girato solo l’anno prima è stato il suo ultimo dramma, L’ultimo samurai nel 2004 l’ultimo di molti tentativi di vincere l’Oscar. Ha chiuso la sua compagnia di produzione e ora intende dedicarsi solo al cinema d’azione. Mission: Impossible era stato fino a quel momento il suo franchise ma cercherà di farne partire altri, senza meditare ruoli seri. Al massimo farà qualche commedia. Quel tipo di carriera è finita. È iniziata invece quella con McQuarrie, tra Operazione: Valchiria e Dead Reckoning Tom Cruise gira 14 film in 19 anni, solo 4 senza la sua nuova spalla (Innocenti Bugie, Rock Of Ages, Oblivion eBarry Seal).

Dopo Operazione: Valchiria, Tom Cruise testa la compatibilità con McQuarrie con Mission: Impossible - Protocollo Fantasma (diretto da Brad Bird), chiedendogli di rivedere la sceneggiatura (non è nemmeno accreditato). Va bene. Nel 2012 i due creano insieme la sua versione di Jack Reacher con Jack Reacher - La prova decisiva (scritto, prodotto e diretto da McQuarrie). È il vero primo esperimento in cui cercare di immaginare in due un cinema blockbuster diverso, in cui McQuarrie ha formalmente il controllo di tutto e Tom Cruise è in grado di parlare, influire e dare la piega che vuole senza comparire. Ad esempio in una recente intervista a Movieplayer McQuarrie ha raccontato di come capiti che il lavoro al montaggio sia fatto anche sentendo il parere di Tom Cruise. Così iniziano a immaginare film che abbiano tutte le caratteristiche dei classici, che mantengano quell’idea di eroismo senza macchia oggi fuori dal tempo da cui Cruise non si stacca, ma che contaminino anche tutto con una mestizia e un tono autunnale sempre crescenti. Un cinema blockbuster tecnicamente pazzesco che non usa denaro e professionalità hollywoodiana solo per aumentare la grandezza (come fa Michael Bay) ma per creare qualcosa che va a fondo in tutte le direzioni.

Il loro primo Jack Reacher è un buon tentativo, non eccezionale ma di grande mestiere e rigore. Edge Of Tomorrow (scritto da McQuarrie e diretto da Doug Liman) è un’ottima revisione di Ricomincio da capo (ma ufficialmente tutto viene da un fumetto) all’interno della fantascienza spaziale, in cui Tom Cruise opera tutto il passaggio da imbranato a eroe, con un grande uso del corpo comico e sostiene il film non solo con lo star power ma con la recitazione d’azione vera. A quel punto tutto è pronto per Rogue Nation, il primo Mission: Impossible scritto, diretto e prodotto da McQuarrie, un vero manifesto programmatico e una visione illuminante, un delirio di precisione, ardore e lavoro di scrittura che si anima e si gonfia nelle pieghe tra grandi scene d’azione. Il successivo Fallout lo supererà sul lato della complessità dell’azione e del rischio di Cruise ma Rogue Nation rimane il primo atto di un cinema diverso, che usa budget sconfinati per fare franchise adulti, parlare di perdita, senso di estraneità dalla società, fatica a integrarsi e del tempo che passa senza che nessuno possa farci niente. I temi che torneranno in ogni nuovo capitolo del franchise, ora diventato all’insegna del poco tempo rimasto per vivere invece che, come racconta qualsiasi altro franchise, della conquista di uno scopo nella vita.

Un secondo film di Jack Reacher e anche il tentativo di far partire l’universo condiviso dei mostri Universal con La mummia non vanno altrettanto bene dal punto di vista del gradimento (economicamente invece sono uno passabile e l’altro un successo). Si tratta in entrambi i casi di film con Tom Cruise in cui McQuarrie è chiamato a scrivere e basta, non dirige e non produce. Non ha quel controllo totale che, quando garantito, crea una scia non solo di successi ma di film che rivedono con forza sia l’idea che abbiamo di un eroismo classico, sia quella che abbiamo di cosa un blockbuster debba e possa fare oggi. Fallout e Dead Reckoning, ad esempio, mescolano le carte della computer grafica, usandola e pure molto ma in maniera opposta a qualsiasi altro film di quel livello: per nascondere se stessa e far sembrare non ci sia e non per far accadere cose palesemente impossibili.

Top Gun: Maverick è la certificazione di tutto questo.

Un film sulla carta impossibile, un sequel diversi decenni dopo l’originale, in un mondo del cinema completamente diverso, in un mondo politico molto diverso, che tuttavia non solo rimette se stesso alla testa del cinema d’azione (come fece l’originale) cambiando tutto e rivedendo anche il ruolo del protagonista (mentore e non allievo, saggio e non sbruffone) ma anche permettendosi di mettere in scena un’idea di azione che non si fonda sull’esaltazione come nell’originale, ma pare modellata più sul western crepuscolare, in cui tutto è finito e l’unica cosa che si può sperare di fare bene è rimanere vivi a dispetto di quello che comandano i superiori, in cui l’eroe è completamente perduto e ha una vita finita ma almeno può salvare i più giovani. Per questo che poi uno dei più giovani ad un certo punto sacrifichi la sua salvezza certa per provare a salvare lui è un twist di trama che suona così inatteso.

Non c’è ad oggi nessuno che possa dire di creare di aver lavorato per la creazione di un modello di blockbuster adulto, come McQuarrie/Cruise, film che non perdono un passo sul piano della vendibilità e sull’ampiezza del pubblico commerciale ma che tengono per sé obiettivo, senso e finalità sofisticate. Film che a partire dal desiderio di rimettere in circolo schemi narrativi classici e ripescare un’idea di cinema artigianale come quello con cui Cruise è emerso, creano di fatto il proprio genere spingendo in avanti e non riportando indietro, rilanciando le possibilità espressive e non cercando di tornare il passato. Tutto senza semplificare nessun ragionamento, senza cercare il minimo comun denominatore nei temi, senza esporre le proprie intenzioni in modi evidenti e grossolani immaginando sempre un pubblico bisognoso di essere imboccato fino alla morte.

Oltre a Dead Reckoning: Parte Due, probabilmente ricalcato perfettamente su stile e intenzioni di Parte Uno per costituire con esso un film unico, i due sembrano coinvolti anche in quel progetto di film ambientato nello spazio che non è chiaro quanto sia concreto o no. Nel caso avvenisse sul serio e nel caso fosse davvero in linea con il resto della loro collaborazione, sarebbe un’apice seriamente da storia del cinema.

Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno è al cinema dal 12 luglio.

Tutte le informazioni su Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte uno sono disponibili nella nostra scheda.

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