Tim Burton ammette di dovere la sua carriera alla fiducia riposta in lui da Paul Reubens

Tim Burton sarà sempre grato al protagonista di Pee Wee che aveva creduto fortemente in lui nonostante la sua inesperienza...

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A inizio agosto, poco dopo la notizia della sua morte, Tim Burton ha voluto celebrare la memoria di Paul Reubens postando una sua foto su Instagram accompagnata da queste parole: "Sono sconvolto e addolorato. Non dimenticherò mai come Paul mi abbia aiutato all’inizio della mia carriera. Non sarebbe successo nulla senza il suo sostegno. Era un grande artista. Mi mancherà".

Il primo film da regista di Tim Burton è difatti uscito nel 1985: parliamo di Pee Wee’s Big Adventure che ottenne un ottimo successo nelle sale (ben 41 milioni di dollari a fronte di un budget di appena 7 con importi non aggiornati all’inflazione, ndr.), grazie all’incredibile popolarità in nordamerica del personaggio interpretato dal già citato Paul Reubens.

Nel corso di un'intervista rilasciata al British Film Institute, il filmmaker spiega che se non fosse stato per l'incredibile fiducia riposta in lui dal protagonista di Pee Wee con tutta probabilità il suo percorso professionale sarebbe stato ben differente.

Lui aveva probabilmente altrettanta se non addirittura più influenza dello studio sul film, in un certo senso. Ecco perché gli sono sempre stato grato. Avevo alle spalle solo due cortometraggi e in quel periodo era letteralmente impensabile passare da due cortometraggi che nessuno aveva visto alla regia di un lungometraggio. Quindi, io in primis sapevo che era qualcosa di molto speciale e straordinario. Se non fosse stato così di supporto nei miei confronti, nulla di quello che è successo poi sarebbe accaduto.

Poi aggiunge:

Amo il personaggio di Pee Wee. È stata un'esperienza surreale per me. Lavorare all'improvviso con la troupe e tutte queste persone, con Paul, i comici e gli altri personaggi. È stato fantastico, perché era la prima volta che lavoravo con persone che basavano molto del loro lavoro sull'improvvisazione. Era un'esperienza molto diversa perché fino a quel punto me n'ero stato sostanzialmente chiuso a disegnare in una stanza buia. Mi è stato permesso di giocare in così tanti piccoli e divertenti sottogeneri che mi è sembrato piuttosto facile. Mi sentivo a mio agio con lui ed ero lì principalmente per sostenere quel personaggio. Per fortuna, non sapevo nulla [delle difficoltà nel fare film, ndr.], quindi non avevo paura di niente.

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FONTE: British Film Institute

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