Tim Burton sulla cancel culture ai danni di Johnny Depp: gli fa pensare ai contadini arrabbiati di Frankenstein

In virtù delle sue collaborazioni con Johnny Depp e il recentemente scomparso Paul Reubens, a Tim Burton è stato chiesto un parere sulla cancel culture

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Tim Burton sembra avere un'idea ben precisa sulla cancel culture, la moderna forma di ostracismo che, specie dopo una serie di lamentele effettuate via social, finisce per estromettere una persona da una determinata professione anche se, magari, viene accusata di qualcosa per cui è stata riconosciuta innocente nelle aule dei tribunali.

Il regista ha discusso della questione in una chiacchierata con l'Independent in virtù delle sue collaborazioni - e della sua amicizia - con due star che, in un certo qual modo, hanno subito i danni della cancel culture: parliamo, naturalmente, di Johnny Depp e di Paul Reubens, attore recentemente scomparso.

Se, da una parte, Johnny Depp è stato protagonista di una lunga battaglia legale con l'ex moglie Amber Heard, Paul Reubens, uno dei volti più famosi della TV per ragazzi americana degli anni ottanta, andò incontro a uno scandalo di natura sessuale nel 1991 - fu colto a masturbarsi all'interno di un cinema a luci rosse - e venne poi accusato a inizio duemila di possedere materiale pedopornografico.

Quando viene interpellato sulla questione cancel culture dal giornale e di come questa abbia colpito persone a lui vicine come Depp e Reubens spiega:

Ti dirò questo: quando ero bambino, avevo sempre in mente quest'immagine dei contadini arrabbiati in Frankenstein. Ho sempre pensato alla società in quel modo: come a un villaggio rabbioso. Lo vedo sempre di più. È una dinamica umana molto, molto strana, un tratto umano che non mi piace e che non capisco appieno.

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FONTE: The Independent

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