The Walking Dead, Charlie Adlard: Non chiamatela graphic novel

Uno dei padri di The Walking Dead contro l'etichetta di graphic novel e i pregiudizi che si porta appresso

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Ospite di saldaPress all'imminente Lucca Comics & Games 2016Charlie Adlard, disegnatore britannico il cui nome, negli ultimi anni, è legato soprattutto a The Walking Dead, ha dichiarato di far parte di quella schiera di addetti ai lavori cui l'espressione "graphic novel" non piace per nulla.

Se c'è una definizione che detesto è "graphic novel". Non è che un'etichetta che qualcuno piazza su qualcosa in modo da poter dire che tutto ciò che si chiama fumetto è per bambini... mentre "graphic novel" identifica un prodotto per gente matura... un riconoscimento del fatto che sia per adulti. Ma i fumetti sono letteralmente per tutti e non dovrebbe esistere nessuna etichetta.

Annosa questione che ci introdurrebbe in un labirinto di valutazioni tecniche, distinguo, ideali comunicativi, pregiudizi fastidiosi, logiche di mercato. Ognuno fa le proprie valutazioni e ne trae una posizione personale in materia.

Rimane divertente la notazione della nostra fonte, il sito Bleeding Cool: Adlard dovrebbe contattare AMC, che produce la serie TV di The Walking Dead, da poco ricominciata con la nuova stagione, dato che nei titoli di testa il fumetto viene definito come una serie di graphic novel.

1. The Walking Dead #150, di Robert Kirkman e Charlie Adlard - Image Comics

Fonte: Bleeding Cool

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