The Promised Neverland: la genesi del manga di Kaiu Shirai e Posuka Demizu
In un'intervista, l'editor di The Promised Neverland ha raccontato com'è nato il manga
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
The Promised Neverland, di cui J-POP ha recentemente distribuito il primo volume in Italia, è una delle nuove serie più seguite di Weekly Shonen Jump, la rivista ammiraglia di Shueisha.
Dal momento in cui l'editor ha ricevuto il neemu (lo storyboard) da Shirai al lancio del fumetto sono trascorsi tre anni. Anche se il soggetto, i personaggi e alcune scene sono rimaste identiche alla concezione originale dello sceneggiatore, questo arco di tempo è stato sfruttato al meglio per porre le fondamenta dell'opera; per la precisione, dei suddetti tre anni, uno è servito all'editore e a Shirai per gettare le basi della storia, e uno e mezzo per scegliere chi l'avrebbe illustrata.
Fin dall'inizio, ha rivelato l'editor, Shirai è stato alla ricerca di un manga riconoscibile, visibilmente differente da ogni altro e che potesse essere all'altezza degli shonen di Weekly Shonen Jump.
Attualmente, siamo vicini al giro di boa, e da ciò si deduce che The Promised Neverland dovrebbe concludersi in non più di sedici o diciassette volumetti. L'uscita dell'ottavo tankobon è prevista in Giappone per il prossimo 4 aprile.
L'editor ha infine aggiunto che, insieme ai due autori, farà di tutto per far sì che la serie risulti sempre più interessante e che possa presto vedere altri adattamenti al di fuori della Nona Arte che ne esaltino i punti di forza.
Che quest'ultima affermazione possa essere un velato ammiccamento a imminenti trasposizioni anime e cinematografiche? Voi che ne pensate?
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