The Help, il corto a 360° di Justin Lin è l'araldo del cinema virtuale

Girato a 360 gradi, The Help chiede allo spettatore di esplorarlo con il suo smartphone. È davvero il primo tassello di un nuovo tipo di cinema

Critico e giornalista cinematografico


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La trama è essenziale: c’è uno schianto a terra, qualcosa è precipitato sfondando l’asfalto, un essere dello spazio che continua crescere e nel farlo insegue un poliziotto e una donna i quali, prima si rifugiano nella metro e in seguito scampano alla distruzione portata dalla bestia salendo in superficie, fino all’imprevisto finale.
The Help è la nuova esagerazione di Justin Lin, la si può vedere scaricando Google Spotlight Stories e come tutti i video proposti dall’app al momento disponibile solo per dispositivi Android ha una particolarità: è girato a 360 gradi.

Scorrendo il dito sullo schermo mentre il video è in corso si può guardare tutto intorno all’inquadratura, ci si può muovere nella scena guardando sopra, sotto a destra e a sinistra di ciò che accade, si possono seguire gli eventi come si preferisce, guardando quel che si vuole. Ovviamente, oltre a farlo scorrendo il dito lo si può fare anche muovendo il telefono, come se lo si puntasse in una diversa direzione. Questo significa che la maniera migliore per vedere The Help è in piedi in una stanza con un po’ di spazio a disposizione in cui muoversi e girarsi. Il video è rapido e concitato, una lunga fuga da guardare sia dal punto di vista della preda che del predatore (o si guarda in avanti o indietro) e poi c’è anche un bel momento in cui ammirare le proporzioni dell’alieno caduto sulla terra guardando verso l’alto.
Se siete dei veri maniaci e avete un visore come questi l’esperienza può essere ancora migliore.

Per realizzare The Help sono state necessarie 4 videocamere Epic RED sulle quali era montato un obiettivo ad occhio di pesce. Solo così si coprono i 360 gradi necessari. In più molto di quel che vediamo è digitale. Non solo l’alieno ma anche molti sfondi, poichè il sostegno su cui sono montate le 4 videocamere non è manovrato da un uomo ma tenuto sospeso da un sistema di cavi. In buona sostanza non è una steadycam con la quale ci si può muovere, dunque è necessario che lo sfondo sia finto così che possa cambiare.

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L’effetto finale è ottimo. The Help è uno dei quattro video proposti al momento da Google Spotlight Stories (l’app prima era di Motorola e non ha mai decollato), l’unico in live action. Ovviamente non è semplice girare in questa maniera, concepire delle scene che somiglino più al teatro che al cinema, cioè ambienti dove lo spettatore può guardare quel che ritiene più interessante da sè, in cui ogni elemento è “in scena”. Dal punto di vista dell’utente invece la novità è molto carina, l’idea di potersi muovere all’interno della storia è azzeccata anche se qui embrionale (è come se si fosse trasportati e ci si potesse girare a piacimento, ma non si può camminare dentro la scena, avvicinandosi a piacere ai personaggi). È però chiaro dove stia andando Spotlight, quale sia il suo obiettivo finale.
Sappiamo che da tempo la Realtà Virtuale sta tornando, Oculus Rift, un visore di nuova generazione, sta per uscire sul mercato e sembra che intorno a quest’idea che viene da almeno 20 anni di dimenticatoio si stia generando nuovo vigore.

La realtà virtuale di oggi non è quella di ieri ovviamente, le sue potenzialità non solo sono superiori ma esiste un complesso di device e applicazioni che potrebbero sfruttarla al meglio. Spotlight si pone ora in prima linea nel campo “cinema virtuale” (ha anche diffuso un SDK per consentire a tutti di realizzare video per Spotlight) . Aggiungendo infatti allo smartphone il visore sopralinkato l’esperienza già è più simile alla realtà virtuale e da qui a creare un film dentro il quale si possa camminare non ci vuole molto. Considerato come è stato girato Avatar (con videocamere che inquadrano il set da tutti i punti di vista all’interno di un teatro di posa in cui i personaggi sono ripresi da tutte le direzioni) e come da sempre si realizza l’animazione in CG (generando ambienti dentro i quali muovere i personaggi e poi “inquadrarli” da un certo punto), pare evidente che gli elementi ci siano tutti, serve solo avvicinarsi gradualmente al primo film in realtà virtuale.

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