The Fabelmans: Spielberg racconta i segreti del film e il rapporto con le sue sorelle

Steven Spielberg parla del cinema come fonte di verità scomode, private, e rimosse nel suo ultimo film The Fabelmans

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The Fabelmans è un film che Steven Spielberg ha già raccontato. Solo che lo ha disperso nelle tante pellicole della sua filmografia. Lì ha disseminato dettagli e personaggi della sua vita privata. Come la scena di pianto in Incontri ravvicinati del terzo tipo, in cui il figlio di Roy scoppia in lacrime davanti ai figli, ispirata a un momento di fragilità di suo padre. Pur in un contesto di finzione (i nomi dei protagonisti sono diversi da quelli reali), gran parte di quello che viene mostrato in The Fabelmans è la vita vera rielaborata attraverso il cinema. Lì assume un senso di verità.

In uno speciale dedicato a Spielberg il Time ha parlato con il regista delle ispirazioni e della capacità del cinema di svelare ciò che è autentico. Per farlo sono entrati nella trama con qualche significativa anticipazione della trama di The Fabelmans. Di seguito riportiamo alcune riflessioni emerse con piccoli spoiler.

Un affare di famiglia

Vi abbiamo già raccontato del processo di casting, fatto molto ad istinto, per scegliere gli interpreti dei suoi genitori. Spielberg ha corteggiato a lungo la possibilità di portare al cinema fatti così personali, ma si è sempre trattenuto. Gli eventi rappresentati sul grande schermo non riguardano solo lui. Ci sono le vite dei suoi famigliari, in particolare della madre, con cui ha potuto parlare prima della morte spiegandole la sua intenzione di fare un’opera autobiografica. Lei ha risposto che tutti i suoi film avevano qualcosa della loro storia famigliare. Lui che si è sentito sempre al sicuro usando le metafore per situazioni che lo hanno segnato. Però, se pensava di poter fare qualcosa di cui andare fiero avrebbe potuto farlo.

Dopo la morte del padre nel 2020 iniziò così a progettare la sceneggiatura insieme a Tony Kushner. Ha invitato le sue tre sorelle, Anne, Sue e Nancy, sul set. Lì vi erano ricreati i luoghi della loro infanzia. Hanno permesso agli attori di usare alcuni veri vestiti dei genitori. Il momento cruciale è stata però la prima proiezione di prova. Spielberg ha confessato di avere atteso con ansia il responso delle sorelle. Temeva di avere riportato in vita la mamma e il papà in una maniera dolorosa per loro. Invece secondo Spielberg quella proiezione è stata una dei migliori momenti che hanno avuto nella loro relazione famigliare. Sono sempre stati uniti, ma il film ha permesso alla famiglia di riunirsi come se fossero ancora nella casa di Phoenix. 

Proprio per non fare del male a nessuno degli interessati, Spielberg ha scritto The Fabelmans senza un villain al centro. Manca un personaggio nettamente negativo. Ci sono semplicemente scelte, e chi le compie non è cattivo. 

The Fabelmans nasce da un segreto 

Parte dei dubbi sulla liceità di girare The Fabelmans vengono da un segreto che ha condiviso con sua madre. Nel film c’è una scena in cui la famiglia fa un campeggio insieme allo zio Bennie. Mitzi (Michelle Williams) balla in un vestito messicano che lascia intravedere il suo corpo. Le figlie la fermano subito ma Sammy, incantato, la filma con il suo Super 8. Un’occhio che riprende tutto, anche ciò che non dovrebbe. Così, montando le immagini, scopre un’inquadratura in cui ha ripreso sua mamma mentre cammina mano nella mano con Bennie credendo di non essere vista.

Nella realtà le cose non sono andate molto diversamente. Spielberg ricorda che i genitori litigavano spesso, senza che lui sapesse il perché. A 16 anni ha scoperto però la relazione della madre con il migliore amico del padre, che ha portato poi al divorzio della coppia. Lui l’aveva appreso prima del padre, il quale non ha mai saputo che il figlio ha conservato questo segreto. Spielberg, pur essendone a conoscenza, non aveva realizzato la portata della cosa inizialmente rimuovendo il fatto. Fu un filmato da lui stesso girato in cui catturava i due insieme che gli aprì gli occhi sulla vita segreta di sua madre. 

La cosa strana per me è che non credevo alla verità che mi dicevano i miei occhi. Ho creduto solo a quello che mi stava dicendo il film. Perciò questa è diventata la mia fonte di verità per molte altre cose.

Il potere rivelatore del cinema è così uno dei temi che rendono The Fabelmans anche una lettera d’amore a questa forma d’arte. Un mezzo espressivo che, nonostante la sua stessa passione per le serie TV dichiarato nell’intervista, non tramonterà secondo Spielberg:

Adoro così tanto fare film che nessuna crisi mi scoraggia. Abbiamo bisogno di trovarci insieme in uno spazio buio per vivere le idee e i messaggi di qualcun altro. 

Fonte: Times

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