Ted Sarandos di Netflix: "Non esiste un pubblico globale. I film in sala? Un modello inefficiente per alcuni"

A un evento a Londra, il dirigente ha parlato della distribuzione cinematografica dei film e di come rivolgersi a un pubblico globale sia un approccio sbagliato.

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Durante un evento a Londra (via THR), Ted Sarandos, co-CEO di Netflix, ha avuto modo di affrontare diversi temi inerenti il colosso streaming. Vi riportiamo i passaggi più interessanti.

Il continuo cambiamento dell'industria

Scelta e controllo” sono fondamentali nell'era dello streaming, ha sostenuto il dirigente parlando della strategia commerciale e creativa della società, in un periodo di costante "cambiamento" per quest'ultima e per l'intero settore. Ha poi citato Steve Jobs per l'idea che cannibalizzare la propria attività sia la chiave per continuare a progredire:

“Oggi i nostri iscritti possono guardare un mondo di intrattenimento a una frazione del prezzo di un cofanetto dei Soprano nel 2007. E non devono aspettare due mesi per l'uscita di tutti gli episodi di una serie o che un film finisca la sua corsa nelle sale.

A proposito poi degli investimenti nelle sale, lo streamer non sente la necessità di recuperare quanto speso:

È una caratteristica unica di Netflix quella di avere una dimensione sufficiente. Possiamo spendere 200 milioni di dollari per un film e avere un numero di spettatori sufficiente per metterlo direttamente su Netflix senza cercare di recuperare parte degli investimenti economici nelle sale, che credo sia un modo piuttosto inefficiente di distribuire alcuni film.

Rivolgersi a un pubblico globale è sbagliato

La discussione si sposta così sul catalogo della piattaforma. Ecco perché sono presenti tanti film e serie:

Non si può pianificare solo per una singola sensibilità, visti i gusti eclettici degli spettatori: bisogna amare tutto. Le persone che amano The Crown amano anche Dolly Parton: Le corde del cuore. Bisogna mettere il pubblico al primo posto e pensare al lavoro dal punto di vista dei fan, non da quello dei critici o dei dirigenti dei media.

Allo stesso tempo, rivolgersi a un pubblico globale è un approccio sbagliato:

Non esiste un pubblico globale per i contenuti in sé e per sé. Bisogna concentrarsi su un autentico focus locale che possa poi viaggiare oltre i confini. Supacell e Baby Reindeer sono diventati successi globali grazie al fatto di essere autenticamente britannici. E sono stati commissionati da un team britannico locale.

Sarandos infine sottolinea come gli algoritmi non possano “decodificare il successo”. Altrimenti, Netflix non avrebbe mai avuto dei flop, “e invece li abbiamo”, ammette.

Fonte / THR
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