Talent e agenzie sul piede di guerra contro la Warner Bros, la Directors Guild pensa a un boicottaggio
Talent, agenzie e guild di Hollywood sono sul piede di guerra per l'annuncio unilaterale della Warner Bros avvenuto la settimana scorsa
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Nulla di tutto questo è accaduto con l'annuncio dell'altro giorno. La Warner non voleva che la notizia trapelasse, e probabilmente non voleva dover trattare con i talent di diciassette film insieme (anche perché concedere le stesse condizioni di Wonder Woman 1984 sarebbe estremamente costoso), ma in questo modo ha creato molto malcontento a Hollywood.
L'Hollywood Reporter elenca, tra i registi scontenti della decisione, Denis Villeneuve e James Gunn. Quest'ultimo non ha accolto positivamente il tentativo della major di utilizzare una formula poco chiara per ricompensare lui e altri produttori di The Suicide Squad a cui spetterebbe una porzione degli incassi del film. Lin-Manuel Miranda e Jon M. Chu avevano trattato con varie major per realizzare il film In the Heights. Chu aveva rinunciato a una cifra colossale offerta da Netflix per Crazy & Rich, perché convinto dell'importanza di vedere un film al cinema.
Nel caso di Dune, molti attori del film avevano accettato di abbassare i loro compensi in cambio di premi legati al box-office, con la speranza che un film con un budget più contenuto avrebbe convinto più facilmente la Warner a dare il via libera al sequel (erano previsti fin dall'inizio due film). Distribuire Dune direttamente su HBO Max oltre che al cinema penalizzerà molto il box-office, e per gli agenti dei talent è impossibile gestire al meglio una trattativa quando non esiste alcuna trasparenza sulle visualizzazioni di un contenuto sulle piattaforme streaming - mentre i numeri del box-office sono molto più chiari.
La questione è così spinosa che iniziano a farsi sentire anche le guild, ovvero i sindacati. In particolare, la Directors Guild of America (che rappresenta i registi) starebbe ragionando su un possibile boicottaggio nei confronti di WarnerMedia. Molte agenzie, inoltre, sarebbero furiose per la decisione unilaterale, come spiega il NYT:
La mossa ha lasciato le agenzie sul piede di guerra. Portavoce di attori che lavorano con la Warner come Denzel Washington, Margot Robbie, Will Smith, Keanu Reeves, Hugh Jackman e Angelina Jolie vogliono sapere perché i loro clienti sono stati trattati con meno riguardo rispetto a Gal Gadot. Si parla di un boicottaggio da parte della Directors Guild of America. Un partner di una agenzia di talent ha passato l'intero weekend a parlare con avvocati. Alcuni hanno iniziato a parlare della major come di "Former Bros". "Per molto tempo la Warner Bros. è stata conosciuta come il miglior luogo per i talent, e questo dava loro un notevole vantaggio competitivo," commenta Michael Nathanson di MoffettNathanson. "Con questa mossa sono riusciti ad alienarsi i talent che erano riusciti ad attirare lavorando così duramente. Non si tratta di ingegneri che uno può rimpiazzare facilmente."
La questione, insomma, è squisitamente economica. Continua il Times:
Non è chiaro se la Warner sia tenuta legalmente a rinegoziare gli accordi sui compensi back-end (e cioè quelli legati agli incassi) per tutti e 17 i film in uscita nel 2021, come già fatto con Wonder Woman 1984. Il CEO Jason Kilar, in una telefonata venerdì, afferma che sebbene questi cambiamenti possano sembrare inaccettabili per chi si aspettava una cosa per il proprio film e ora ne vede una completamente diversa, l'obiettivo finale rimane quello di rispettare i rapporti con i talent, come lo studio ha sempre fatto in passato.
Il piano ideato da WarnerMedia prevede che HBO Max paghi una licenza alla Warner Bros per lo sfruttamento dei film nei 31 giorni che passeranno sulla piattaforma streaming in contemporanea all'uscita in sala. La licenza sarà equivalente alla porzione di ricavi che lo studio otterrà dalla vendita dei biglietti cinematografici del film negli Stati Uniti in quel periodo (solitamente si parla del 50% degli incassi).
Facciamo un esempio. The Suicide Squad esce al cinema, e in contemporanea per il primo mese esce anche su HBO Max. Al cinema, negli Stati Uniti, incassa 50 milioni di dollari. La Warner Bros. riceve altri 25 milioni di dollari da HBO Max, sulla base della formula di cui sopra. Quello che non piace alle agenzie è che WarnerMedia tratti una licenza con se stessa, in quanto la buona fede viene solitamente rimpiazzata con la necessità di compiacere gli azionisti. Inoltre, tale licenza non terrebbe in considerazione né quanti nuovi abbonati riceve HBO Max grazie a quel film, né quante visualizzazioni fa (la trasparenza su questo fronte, come detto, non esiste). Sarebbe insomma una licenza collegata unicamente agli incassi in sala, i quali verranno inevitabilmente penalizzati dal lancio sulla piattaforma.
La vicenda è in costante evoluzione, e nelle prossime settimane la Warner Bros. tratterà con le varie parti per riuscire a trovare dei compromessi. Ma intanto ha fatto il suo annuncio, ed è difficile che torni sui suoi passi. Non resta che vedere se questa soluzione sarà stata davvero vantaggiosa o avrà fatto più danni che altro.