Taki Soma spiega perché Bitch Planet è un fumetto unico al mondo
Taki Soma, disegnatrice ospite di Bitch Planet #6, parla della particolare sensibilità di Kelly Sue DeConnick riguardo l'argomento della violenza sessuale
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Nella mia visione, Bitch Planet è un'entità assolutamente unica, in cui autori e cartoonist hanno la libertà di mettere in mostra il sessismo assolutamente innecessario del mondo moderno, ma declinato al tempo futuro, aggiungendoci un po', be' in effetti un sacco, di satira.
Consegna una prospettiva interessante su questo fenomeno sia a chi ne ha fatto esperienza che a tutti coloro che hanno la sensibilità per indagare su come quel genere di donna venga trattato nella nostra società, come veniamo trattate e perché reagiamo come facciamo.
Sono saltata a bordo del progetto durante una cena con Kelly Sue l'estate scorsa, quando mi ha chiesto semplicemente a cosa stessi lavorando. Le ho risposto che non vedevo altro che colori digitali e che praticamente ci nuotavo dentro. Mi ha chiesto se avrei voluto disegnare anche altro e, ovviamente, le ho risposto di sì. Mi ha offerto al volo di realizzare un numero e io sono rimasta per un po' stordita dall'entusiasmo.
Soma ha dichiarato di sentirsi in grande sintonia con il personaggio di Meiko Maki, che affronta le conseguenze degli abusi sessuali che ha subito, per il fatto di essere una donna di etnia asiatica che vive negli Stati Uniti, proprio come lei. Il numero #6, che Soma disegnerà, si concentrerà esclusivamente sul passato di Meiko, rivelando elementi della sua vita che saranno importanti per il prosieguo della storia. La ragazza, tuttavia, è uno dei personaggi di cui i lettori hanno già visto la morte.
Morire non significa necessariamente la fine di un personaggio, per lo meno se l'evento significa qualcosa nella storia. E in questo caso ci saranno conseguenze importanti sulla vicenda e sui personaggi circostanti. La morte di Meiko fa parte del soggetto generale e conduce a una prospettiva più ampia.
Troppo spesso le donne devono affrontare la violenza sessuale. Statisticamente, una su quattro la subisce o ha rischiato di farlo. Io sono una di loro. Il disprezzo che la società impone alle vittime è allucinante. Credo dipenda dal disagio che comporta pensare a questo argomento. Ma più ne parliamo apertamente meglio è, secondo me. Inutile nascondere la polvere sotto il tappeto.
Tuttavia, quando se ne fa un uso voyeuristico, credo che si contribuisca ad aggravare il problema e che ciò metta in crisi le vittime, crei ulteriore disagio senza alcun progresso del dibattito. Non è questo il caso di Bitch Planet. Posso assicurarvelo.
Kelly Sue è consapevole e molto responsabile quando affronta argomenti traumatici e per questo io la ringrazio. Abbiamo parlato a lungo dei limiti visivi da dare a questo numero. Credo che avrei potuto spingermi anche un po' più in là, lasciando all'immaginazione le mie scelte peggiori. Lei mi ha convinta a trattenermi, grazie al cielo.
Un elemento particolare di Bitch Planet #6 sarà la resa tematica della reificazione del corpo femminile tramite la rappresentazione di Meiko come un violino, un oggetto vero e proprio.
L'idea è al cento percento di Kelly Sue. La descrizione di quelle scene da parte sua è stata cristallina. Ha un modo del tutto particolare di farsi capire, sapete? Il fumetto ha possibilità che nessun altro medium ha a disposizione e Kelly Sue ne trae vantaggio ogni volta che può.
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Fonte: Newsarama