Superwoman: Phil Jimenez e le pressioni della DC per attirare i sostenitori di Trump

Phil Jimenez riflette sul naufragio di Superwoman e ricorda come la DC Comics gli avesse chiesto di strizzare l'occhio a chi vota Trump

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Phil Jimenez ha rilasciato alcune dichiarazioni riguardo le difficoltà produttive e creative del progetto Superwoman, risalente all'epoca DC Comics nota con il nome di Rinascita, affidando le proprie considerazioni al proprio account di Instagram. A quanto pare, l'autore avrebbe ricevuto delle richieste piuttosto specifiche, di indirizzo politico e di target da raggiungere, in riferimento ai settori di pubblico a cui rivolgersi. A quanto pare, Jimenez avrebbe ricevuto delle pressioni dall'alto per cercare di creare interesse tra i sostenitori politici di Donald Trump, come ha affermato discutendo i propri piani per la serie, in moto da circa due anni.

Piani che prevedevano, tra gli argomenti della serie, una riflessione sulle proprie esperienze personali con il panico e l'ansia, un amore LGBTQ in boccio, questioni di classe e di razza. Ecco le sue parole di questa spiacevole esperienza. Non proprio sui giusti binari, a prescindere dalla gioia o meno degli elettori di Trump.

Superwoman #1

Jimenez - Ah, Superwoman, che strana avventura sei stata. Avevo un sacco di grandi speranze per questo progetto, per cui avevo progettato circa due anni di storie con Lana Lang e Lois Lane, nonché Steel, Natasha e Traci e Lex. Più tutto il resto della gang: triangoli amorosi e abuso di sostanze; un'esplorazione dell'universo femminile, dell'amicizia, del sostegno alle cause altrui, delle intersezioni di classe e di razza. E poi rivalità tra consanguinei, meriti rubati, il prezzo della vendetta e un amore LGBTQ in bocciolo. L'amore, il panico, l'ansia (che riflettono la mia esperienza) la memoria, la perdita, il lutto; persino una strana relazione tra Atomic Skull e Bizzaress (li adoravo). E tanto altro. Avevo persino creato un cast di supporto, fatto di gente normale, persino un personaggio non udente, ma non hanno mai goduto di molto spazio.

Purtroppo, i miei problemi creativi e personali si sono mescolati con le battaglie e gli screzi dietro le quinte e una colossale scheggia della continuity dell'universo di Superman che ha reso i miei primi due archi narrativi non includibili nel canone, prima ancora che fossero portati a termine. E una nota che mi arrivava dai piani alti DC Comics (anche se non era un dictat) mi intimava di puntare a piacere un po' di più ai sostenitori di Trump.

So che il primo numero ha causato una certa tensione e ovviamente mi sarebbe piaciuto vedere almeno la prima storia originale giungere a conclusione (mi rendo conto che è un leitmotiv dei miei anni alla DC Comics). Detto questo, non avrei mai pensato di avere un'occasione nella vita per giocare con Superman o il suo mondo e questa è stata un'opportunità e un vero onore; ho potuto lavorare con artisti favolosi e ho imparato un sacco di cose (persino alla mia età ho ancora da apprendere), ho potuto scrivere una delle mie scene a fumetti preferite di sempre. Quando Lana Lang chiama Lex "gigantesco pezzo di m*§°a". Letteralmente. Quella vignetta valeva la pena di tutto questo.

La scheggia di continuity cui Jimenez fa riferimento è probabilmente Superman Reborn, che ha visto la versione dei Nuovi 52 e quella pre-Crisi dell'Uomo d'Acciaio fondersi assieme, cambiando moltissimi elementi attorno a Clark.

Fonte: CBR

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