Superman: Mark Millar è contrario allo svelamento dell'identità segreta

Mark Millar commenta le scelte operate da Brian M. Bendis riguardo la rivelazione dell'identità segreta di Superman, a metà tra difesa e dubbi di sostanza

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Brian M. Bendis ha intenzione di trattare in maniera piuttosto radicale la questione dell'identità segreta di Superman. Se non temete anticipazioni sulle storie in questione, potete leggere le sue dichiarazioni in merito che vi abbiamo riportato. Mark Millar, che assieme a Bendis è uno degli sceneggiatori fondamentali dei comics anni Duemila, ha commentato la sua scelta e le polemiche che ne sono scaturite:

Superman #18, copertina di Ivan Reis

Millar - Detesto l'idea che questa decisione venga utilizzata contro Bendis, perché gli voglio un gran bene. Brian è una delle persone che preferisco nel nostro ambiente, e mi piace un sacco il fatto che voglia fare questa mossa, perché è un gran mossa. I fumetti funzionano molto meglio se qualcuno del giro fa cose del genere... e fa parlare di sé sulle riviste e sui giornali.

Tuttavia, dal punto di vista narrativo, sono un grande fan delle identità segrete. Credo che siano la componente più importante in assoluto di una storia di super eroi. Fu un errore colossale della Marvel degli anni 2000 il fatto di rinunciarvi.

Le identità segrete rappresentano la condizione del lettore, che poi diventa un eroe grazie alla lettura delle storie. I bambini si identificano con la persona e poi hanno la possibilità di vivere delle grandi avventure. Si tratta di un elemento distintivo dei comics il fatto che qualcuno finga di essere un codardo o una persona raffinata. Funziona quando Bruce Wayne si spaccia per una persona vuota, l'ultima che penseresti essere Batman.

Allo stesso modo, Clark Kent, un tizio in grado di frantumare diamanti, decide di passare otto ore al giorno seduto alla scrivania a battere a macchina e a farsi canzonare dietro un paio di occhiali. E la mitologia dei personaggi sta tutta qui. Un dio decide di diventare una persona. E io adoro tutto ciò.

Eppure, fu proprio Mark Millar a far sì che Peter Parker si levasse la maschera da Spider-Man di fronte a giornalisti e telecamere nell'originale Civil War, ormai tredici anni fa. La giustificazione dell'interessato? La Marvel e Joe Quesada avevano detto che il personaggio sarebbe stato oggetto di un reboot di lì a poco - come di fatto è accaduto con Soltanto un altro giorno e Un nuovo giorno - quindi la rivelazione dell'identità segreta sarebbe stata sostanzialmente ininfluente.

Millar - La cosa intelligente di tutta questa operazione sta nel fatto che stia facendo parlare di Superman per la prima volta da anni. Vi ricordate quando, negli anni Novanta, gli appiopparono un mullet? Ogni tot anni bisogna dare uno scossone a Superman, e devo dire che preferisco di gran lunga questa storia dell'identità a un mullet.

Civil War #2, anteprima 01

Fonte: Bleeding Cool

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