Storia della televisione: John Adams
La creazione degli Stati Uniti in John Adams, grande miniserie firmata dalla HBO, con Paul Giamatti e Laura Linney
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Tratto dall'opera Premio Pulitzer di David McCollough, John Adams prende il via dagli eventi del 1770, quel massacro di Boston che inasprì i rapporti tra le colonie inglesi e la madre patria, dando forza ai venti della rivoluzione. John Adams, che accetta di difendere il capitano inglese accusato del massacro, ci viene presentato immediatamente come un simbolo di integrità e difesa ad ogni costo dei principi. Anche di fronte al biasimo collettivo, anche a costo della simpatia delle masse. Una considerazione che vale anche per gli spettatori: fondamentalmente il personaggio interpretato da Paul Giamatti è antipatico, saccente, lontanissimo da quel carisma che il solo nome di George Washington (David Morse) riesce a ispirare.
John Adams, la serie, ne racconta la vita. La guerra sullo sfondo, le parole e i sinceri contrasti ideologici in primo piano. Alla regia Tom Hooper (Il discorso del re, Les Miserables) in quella che rimane la firma sul prodotto migliore della sua carriera, mentre alla produzione ritroviamo, tra gli altri, Tom Hanks che già aveva partecipato alla realizzazione di Band of Brothers. I valori produttivi garantiti dalla HBO fanno il resto: tra le finezze di ricostruzione, perfino il cambio degli abiti per adattarli alle varie epoche (la finestra temporale va dal 1770 al 1826). Il cast di supporto è grandioso, ma su tutti svetta Laura Linney nei panni della moglie Abigail.
Ma in fondo è questo a dare forza e concretezza all'opera. La capacità, nella splendida intro con il simbolo del "Join, or die" citato in apertura, di costruire su un impianto da epica moderna – in cui si parla di libertà, uguaglianza, diritti – una storia semplice, anche drammatica e tremendamente personale come nell'episodio Peacefield, che racconta gli ultimi anni di Adams.