Storia della televisione: It (1990)
In un nuovo speciale sulla storia della tv, parliamo della, ormai nostalgica, miniserie tratta da It, diventata un cult per molti bambini negli anni '90
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Che fosse in VHS o trasmesso in due serate su Canale 5, It è diventato il simbolo di qualcosa di perduto e lontano. Forse la controparte horror dei cartoni più rilassanti, magari un episodio più lungo di “Hai paura del buio?”, il prodotto che si poteva vedere aprendo uno spiraglio tra le mani che coprivano il volto, forti della convinzione che sarebbe stato l'oggetto delle conversazioni l'indomani a scuola. Qualunque prodotto che abbia la forza di imporsi sull'immaginario collettivo deve parlare un qualche linguaggio segreto, al di là dei suoi demeriti – ci stiamo arrivando – o meriti, una lingua che forse può essere compresa solo dai bambini e che crescendo si dimentica (ancora una volta, il romanzo It parla esattamente di questo).
La recitazione dei giovani attori è buona, sicuramente più convinta e devota di quella del gruppo di adulti. Aiuta il fatto che certe situazioni orrorifiche funzionano meglio nel momento in cui sono proiettate su dei bambini (la scena della doccia), mentre rischiano l'involontariamente ridicolo quando ne sono oggetto gli adulti (la scena di Richie e dei palloncini). Nel cast dei giovani spiccano lo sfortunato Jonathan Brandis e Seth Green, mentre i volti più noti tra gli adulti sono John Ritter e Annette O'Toole. All'epoca l'elenco delle opere del Re trasposte in tv era molto breve, appena la versione di Salem's Lot di Tobe Hooper. L'esplosione sarebbe arrivata in seguito, forse proprio sulla scia del primo It, con L'ombra dello scorpione, lo Shining anti-Kubrick e innumerevoli altre.
Il Pennywise di Tim Curry (lui sì molto devoto al ruolo, anche nelle pause sul set), che qui tornava a mascherarsi pesantemente in un ruolo dopo Legend, in tutto questo è l'unico elemento memorabile. Rappresenta il clown inopportuno, ridicolo, battutista, che non cade nella trappola di diventare la versione orrorifica di uno spauracchio dell'infanzia, ma solo la caricatura estrema e assurda che può dare corpo – e denti affilati – ad un timore altrimenti inesprimibile.