Storia della televisione: Generation Kill
Un altro grande drama bellico targato HBO, Generation Kill è l'ennesima perla firmata da David Simon
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War is the motherfuckin answer
L'intreccio è ridotto al minimo, le concessioni al puro svolgimento sono poche, e così il senso stesso dell'opera si svela poco a poco. Il senso di Generation Kill è quello di narrare il paradosso di un'avanzata immobile, in cui la stessa ambientazione desertica rigetta sulle spalle dei soldati le aspettative di una soluzione, una svolta, anche solo un senso negli accadimenti. Band of Brothers, data la sua prospettiva storica, ma anche il diverso contesto bellico, poteva giocare su una narrazione più compiuta, maledettamente epica, su un sacrificio che aveva un senso perché diventava strumento di un percorso già tracciato. Dall'addestramento fino al covo del nemico, la percezione degli eventi non ammette conflittualità.
Lo sguardo torna quindi sempre a casa, ai quartieri abbandonati, alle tensioni sociali trasportate in Iraq. I soldati che seguiamo sono sboccati, volgarissimi, e l'elemento etnico torna sempre nei loro discorsi: un paese intimamente diviso che dovrebbe portare unità altrove. A quel punto il senso di alienazione della guerra è presentato come un qualcosa di superfluo, di scontato. Questa è una nuova umanità, che non lotta per qualcosa di giusto, che non ha nemmeno il triste privilegio di tornare a casa disumanizzata dal conflitto, ma che ha già perso in partenza, che traspone su uno scenario alieno (alieni i paesaggi, alieni i loro abitanti, alieni i loro comportamenti, come un iracheno che non reagirà all'uccisione della figlia) un senso di perdita e smarrimento che è già presente.