Steven Spielberg contro il modello streaming di HBO Max: "Ha tradito i registi"

Steven Spielberg critica senza mezzi termini la strategia di distribuzione streaming adottata dalla fu WarnerMedia durante la pandemia...

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Nonostante Steven Spielberg, anche tramite la sua Amblin, non abbia alcun problema a collaborare con le piattaforme streaming quando si tratta di progetti televisivi seriali, sappiamo bene che per tutto quello che riguarda l'esperienza filmica, l'acclamato regista è uno dei più "pugnaci" sostenitori del cinema vissuto collettivamente all'interno della sala cinematografica.

Posizione, questa, che ha avuto modo di ribadire in un lungo profilo dedicatogli dal New York Times a margine della promozione stampa del suo ultimo film, l'autobiografico The Fabelmans (LEGGI LA RECENSIONE).

Quando la discussione vira sulle risposte che l'industria ha dato alla crisi del cinema durante la pandemia di Covid-19, Steven Spielberg non usa mezze parole nel criticare chi, come Warner con HBO Max, ha deciso di sacrificare la releae theatrical sull'altare dello streaming innescando un cambiamento che continuerà ad avere pesanti ripercussioni sul settore.

La pandemia ha fornito alle piattaforme streaming la possibilità di innalzare a livelli da record i loro abbonamenti, ma ha anche tradito alcuni dei miei migliori amici registi dato che i loro film sono stati distribuiti senza tante cerimonie in streaming. Sono stati compensati e i film sono stati relegati su HBO Max, che è il caso specifico di cui parlo. E poi tutto ha cominciato a cambiare.

La sua critica va verso la fu WarnerMedia e la relativa decisione di portare tutto il listino del 2021 in contemporanea al cinema e in streaming su HBO Max (negli Stati Uniti) ma riconosce anche che, se i cinema chiudono in modo permanente, si rischia la perdita di un'esperienza speciale che solo la sala può garantire:

Penso che il pubblico più anziano si sia sentito sollevato dal non dover calpestare del popcorn appiccicoso. Ma credo anche che quello stesso pubblico più in là con gli anni, possa venir tonificato una volta che rientra in un cinema gustando la magia di un'esperienza sociale vissuta con un gruppo di sconosciuti. Ma dipende dai film riuscire a essere abbastanza validi da convincere il pubblico ad andare.

Il regista è comunque convinto che l'esperienza cinematografica abbia ancora possibilità di recupero:

Trovo incoraggiante che Elivis abbia superato i 100 milioni al box-office statunitense. Un sacco di persone più anziane volevano vedere quel film e questa cosa mi ha dato speranza per assistere a un ritorno del pubblico in sala mano a mano che la pandemia diventa endemica. Credo che i film torneranno. Lo credo davvero.

Nel 2018, già prima della pandemia, Steven Spielberg aveva spiegato che, a suo modo di vedere, se un film esce in sala per due giorni solo per poter partecipare alla stagione dei premi, come avviene spesso e volentieri proprio con le pellicole prodotte dai colossi dello streaming, non dovrebbe concorrere agli Oscar. In un ragionamento più ampio in cui ammetteva che, oggigiorno, l'offerta della serialità televisiva offre un livello qualitativo altissimo spiegava:

Il cinema sta affrontando una sfida (contro lo streaming, ndr.) ma la settima arte ha sempre dovuto combattere contro qualcosa. Negli anni ’50 c’era l’affermazione della tv, tutti stavano a casa a guardare la televisione, perché era divertente starsene in famiglia a casa davanti a una commedia per il piccolo schermo. A Hollywood siamo abituati ad avere a che fare con l’elevata competizione della tv. La questione è che oggigiorno gli studios hollywoodiani preferiscono andare sul sicuro producendo questi giganteschi tentpole appartenenti a brand che assicurano il successo al botteghino e producono sempre meno film di differente natura e “dimensione produttiva”. Quei film “piccoli” che una volta erano una routine produttiva adesso vengono portati su Amazon, Hulu o Netflix. Voglio specificare: la qualità della proposta televisiva non è mai stata così elevata come oggi. La scrittura è migliore, la produzione è migliore, la regia è migliore e la recitazione è migliore. Ma resta comunque una minaccia per l’esperienza cinematografica [...] Quello che voglio dire è che sempre meno filmmaker si danneranno l’anima cercheranno di ottenere i finanziamenti per portare le loro opere nei cinema e sempre più opteranno per lo streaming VOD lasciando che siano altre compagnie a finanziare i loro lungometraggi. Magari con la promessa di una settimanella striminzita di diffusione nei cinema fatta solo ed esclusivamente per ottenere la qualifica di “film per il cinema”, ma la realtà dei fatti è che una volta che t’impegni a concepire un film per il format televisivo, resti un TV movie. Di sicuro ti meriti un Emmy se dai vita a un bello show, ma non un Oscar.

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FONTE: New York Times

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