Star Wars, Rian Johnson svela la frustrazione più grande avuta con Gli ultimi jedi

Durante gli impegni stampa di Glass Onion, Rian Johnson è tornato a parlare della sua esperienza con Star Wars: gli ultimi jedi...

Condividi

Cinque anni dopo l'uscita di Star Wars: gli ultimi jedi nei cinema si parla ancora della pellicola scritta e diretta da Rian Johnson. E gli impegni stampa del regista per la promozione di Glass Onion (LEGGI LA RECENSIONE), il secondo episodio di Knives Out, sono stati una ghiotta occasione in tal senso.

Nel profilo che gli è stato dedicato dal New Yorker, Rian Johnson ha potuto ad esempio parlare della frustrazione più grande avuta con la regia di Star Wars, una frustrazione che non ha nulla a che vedere con l'esperienza sul set di un film percepito come altamente divisivo, ma con la percezione errata di molte persone secondo cui, per lui, quella de Gli ultimi jedi sarebbe stata un episodio negativo nella storia della sua professione di regista.

Oh cavoli, per quel che mi riguarda amo Star Wars anche di più adesso! Credo che quello che mi genera più frustrazione sia la percezione della gente, convinta del fatto che io abbia avuto un'esperienza negativa in una qualche maniera se non addirittura traumatica. La realtà dei fatti è che è stata un'esperienza all'insegna della gioia più assoluta, anche nella fase finale, negli ultimi anni, quelli della ricezione del film. Quando leggo quello che certe persone dicono "Non concordo minimamente". Si sbagliano su di me. Poi dopo ognuno può apprezzare o disprezzare quello che vuole. Essendo cresciuto come fan di Star Wars so bene che litigare circa le opinioni delle altre persone è come il pane quotidiano. Ma non mi sono sentito abbattuto in stile "Oh, no, non ho fatto un film di Star Wars" anche perché in realtà mi sento proprio all'opposto perché ho fatto un film di Star Wars.

Trovate tutte le informazioni sul Star Wars: Gli Ultimi Jedi di Rian Johnson nella nostra scheda.

Cosa ne pensate? Se siete iscritti a BadTaste+ potete dire la vostra nello spazio dei commenti qua sotto!

FONTE: The New Yorker

Continua a leggere su BadTaste