Spike Lee riflette sulla violenza della polizia, ma riconosce che c'è speranza perché "Il mondo è cambiato"

Spike Lee ha partecipato allo show di Jimmy Fallon dove ha avuto modo di commentare nuovamente i recenti fatti di cronaca

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Qualche giorno fa, Spike Lee ha condiviso su Twitter un corto intitolato 3 Brothers che alterna scene delle tragiche morti di George Floyd ed Eric Garner con altre tratte da Fa’ la cosa giusta, il suo film del 1989 nominato all’Oscar. Nella pellicola, dopo una rissa nella pizzeria di Sal, Radio Raheem (Bill Nunn) viene portato fuori da un gran numero di agenti della polizia e immobilizzato con un manganello. L’uomo muore strangolato mentre si divincola per liberarsi. Per questo passaggio del suo lungometraggio, Spike Lee si era ispirato alla morte dell'artista di graffiti Michael Stewart.

Durante la sua recente partecipazione allo show di Jimmy Fallon a margine della promozione stampa della sua nuova fatica Da 5 Bloods – Come fratelli, film disponibile dal 12 giugno su Netflix focalizzato sulla storia di quattro veterani afroamericani che ritornano in Vietnam alla ricerca di ciò che rimane del loro caposquadra, Spike Lee ha avuto modo di tornare a parlare dei recenti fatti di cronaca esprimendo però un sostanziale ottimismo.

Il regista, che nella sua ospitata ha indossato un cappellino da baseball del Progetto 1619, ribadisce dapprima che quanto visto nel suo Fa' la cosa giusta è stato appunto ispirato dal vero fatto di cronaca che ha visto protagonista l'afroamericano Michael Stewart e una polizia dai metodi decisamente brutali, un dramma che si ripete con tragica puntualità negli Stati Uniti, ma ha poi ammesso con Jimmy Fallon che "Fratello, il mondo è cambiato":

Sono andato, con la mia bicicletta, alla marcia di Brooklyn l'altro giorno e Jimmy, fratello, la gente ha risposto. La giovane generazione di fratelli e sorelle bianchi era lì, non c'eravamo solo noi neri. Sono davvero entusiasta che le persone, in tutto il mondo, abbiano reagito all'orribile omicidio di George Floyd.

Secondo l'acclamato regista, tutto questo avrà delle forti implicazioni sul voto di novembre in cui le persone diranno "No" alla rielezione dell'Agente Arancio (Agent Orange era il nome in codice dato dall'esercito statunitense a un defoliante che fu ampiamente irrorato su tutto il Vietnam del Sud, tra il 1961 e il 1971, durante la Guerra del Vietnam. Ed è la maniera con cui Spike Lee chiama Donald Trump, rifiutandosi di usare il vero nome del presidente americano, ndr.)

Commentando la possibilità di una rielezione dell'Agente Arancio, Lee si dice convinto che "Se questo tizio viene rieletto, il mondo verrà messo in pericolo. Ora come ora la situazione è folle. Folle".

Potete vedere il video con l'intervento di Spike Lee da Jimmy Fallon direttamente qua sotto:

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