Sound of Freedom è una miniera d'oro per i finanziatori, ma il regista non vedrà un centesimo

Se Sound of Freedom è una miniera d'oro per i finanziatori, chi non vedrà un centesimo è il regista, che non apprezza l'etichetta politica

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Sound of Freedom è a tutti gli effetti la sleeper hit dell'estate al box-office americano: il film distribuito da Angel Studios con un meccanismo particolare che vi abbiamo descritto qui ha incassato in sei settimane la bellezza di 174 milioni di dollari, battendo blockbuster come Indiana Jones e il quadrante del destino (173 milioni) e Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte Uno (160 milioni).

Ma se c'è qualcuno che non trarrà particolari benefici economici da questo incredibile successo è il regista Alejandro Monteverde, come racconta lui stesso in una lunga intervista pubblicata dal Los Angeles Times, la prima rilasciata ufficialmente da quando è uscito il film. Monteverde spiega che non ricaverà un dollaro dalla popolarità della pellicola:

È un fenomeno. Nessuno, nessuno pensava che questo film potesse fare tutti questi soldi. È una totale sorpresa, anche per me. Pensavo che non sarebbe mai uscito al cinema, quindi ho ceduto tutti i miei diritti su di esso. Non ricaverò un dollaro da tutto ciò.

Monteverde afferma di essere l'ideatore del film, spiegando che nel 2015 lesse un articolo sul traffico di minori e decise di scrivere la sceneggiatura assieme a Robert Barr. Inizialmente doveva intitolarsi The Mogul, poi il produttore Eduardo Verástegui presentò al regista Tim Ballard, per permettergli di documentarsi meglio sull'argomento, ma la sua storia personale era così interessante che alla fine Monteverde e Barr acquisirono i diritti sulla sua vita. Il film rimase poi nel limbo per quasi cinque anni, dopo che la Disney aveva acquisito la Fox e successivamente ha ceduto il progetto ad Angel Studios.

Il regista non apprezza il fatto che Sound of Freedom sia stato preso come riferimento per chi crede all'esistenza della setta QAnon, e ritiene che possa danneggiare il suo reale scopo, e cioè sensibilizzare contro il traffico di bambini:

Questa cosa mi spezza il cuore, mi fa male. Quando hanno iniziato a collegarlo a tutte quelle teorie cospirazioniste, hanno iniziato a screditare la purezza di quest'opera. [...] Dicono che nel film ci sono tutte queste teorie cospirazioniste, questi termini, simboli di pizza o i nomi Q e Z, cose così... Ma non c'è nulla di tutto questo. [...] Eduardo ha trovato un gruppo molto eclettico di finanziatori per realizzare il film: i loro nomi sono nei titoli di coda. Anche per loro questa situazione è terribile. Si stanno chiedendo perché sia successo tutto questo.

Va detto che il protagonista Jim Caviezel non ha semplificato le cose, rilasciando interviste con figure controverse dell'estrema destra come Steve Bannon:

Quando ho visto questa cosa iniziare a svilupparsi davanti a me, il mio primo istinto è stato prendere le distanze. Non voglio far parte di nulla che sia legato alla politica. Quando vedo qualcosa di divisivo, il mio primo istinto è scappare: vengo dal Messico, non sono arrivato negli USA per far parte di un paese diviso. Quelle interviste non mi riguardano. Ho voluto prendere le distanze, anche se poi mi sono reso conto che così facendo la vera storia del film non sarebbe emersa.

Il regista conferma che il messaggio che si legge alla fine del film, recitato da Jim Caviezel, che invita gli spettatori a scansionare un QR code per comprare un biglietto del film da regalare a un nuovo spettatore, non è stata una sua idea, ma del distributore Angel Studios:

Quando il film era lì, parcheggiato, non sapevamo chi lo avrebbe distribuito. Sapevo che i produttori lo avevano ripreso [dalla Disney]. Poi arrivò Angel Studios e mi disse che avevano un piano. Come regista, se inserisci qualcosa di estraneo nel mio film mi stai danneggiando. Quindi è stata una questione di fiducia. [...] Io non avrei inserito quel messaggio, ma non sono un distributore. Probabilmente sarei un pessimo distributore, perché mi concentrerei sull'arte. Quindi rispetto e ammiro il lavoro che hanno fatto quelli di Angel Studios.

E infine spiega perché non vedrà, personalmente, un centesimo:

Come regista, si ottiene sempre una parte dei ricavati grazie ai cosiddetti "punti". Ma quando stavamo raccogliendo dei soldi aggiuntivi, perché eravamo una produzione indipendente senza fondi, diedi via i miei punti come molte altre persone coinvolte nel film. C'è voluto del tempo perché accettassi questa cosa. Ma ora, vedere questo box-office così alto mi entusiasma. C'è qualcosa di romantico in tutto questo. Rimango un artista che fa la fame!

Chi ricaverà un bel po' di soldi, oltre ad Angel Studios, sono gli oltre 6600 piccoli investitori che hanno partecipato al crowdfunding volto a raccogliere i 5 milioni di dollari necessari a finanziare il marketing e la distribuzione della pellicola. Queste persone riceveranno infatti il 120% del loro investimento iniziale. Spiega il CEO Neal Harmon:

6678 membri di Angel Guild hanno appena ricevuto 1.20 dollari per ogni dollaro investito nel budget per il lancio di Sound of Freedom, e siamo felici di annunciare che tra tre mesi riceveranno indietro tutti i loro fondi.

Ricordiamo che il film uscirà in 21 territori nei prossimi dieci giorni: tutti i paesi del Sud America e l'Australia/Nuova Zelanda. Il 1 settembre uscirà in Regno Unito e Irlanda, l'11 ottobre in Spagna.

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