Simon Beaufoy parla del finale alternativo di 127 Ore

Lo sceneggiatore di 127 Ore parla del finale alternativo del film di Danny Boyle, e raccontando dell'incontro con  Aron Ralston, lo scalatore rimasto intrappolato sei giorni in un cratere...

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fonte: NYTimes

Simon Beaufoy, sceneggiatore del film 127 Ore, parlando con il New York Times ha rivelato che il film aveva un finale completamente diverso da quello inserito nel montato definitivo: la pellicola, infattti, proseguiva ben oltre il momento in cui il protagonista viene salvato.

“Avevamo un finale diverso,” dice Beaufoy, “con il quale gli spettatori avevano una connessione emotiva. C'è una lunga scena con sua madre in ospedale; un'altra con la sua ex-ragazza dove lei gli rivela alcune dure verità; c'era anche una scena del matrimonio di sua sorella, a cui lui fa riferimento nel film. Quindi avevamo per le mani questo film insolito e abbiamo risolto la cosa in maniera Hollywoodiana”.

Tutte queste scene girate erano incluse nella versione del film mostrata inizialmente allo studio e al pubblico durante un test screening.

“Erano tutti contenti,” prosegue Beaufoy. “Ma il giorno prima lo abbiamo visto nella stanza di montaggio e abbiamo iniziato a discuterne, ci dicevamo 'è un gran finale ma non per il film che abbiamo fatto'. Sembrava disonesto. Quindi lo abbiamo tagliato. Ci sembrava che il film avesse bisogno di questo taglio. Una volta che Ralston viene salvato bisognava tagliare. Ho sentito, in maniera emotiva, che il film finiva proprio quando lui dice la frase 'ho bisogno di aiuto'”.

Il film è stato quindi ri-editato e ripresentato in una nuova sessione di screening. “Realizzare una storia vera è una cosa molto bizzarra, perchè hai bisogno della tua libertà di cineasta per fare quello che hai bisgno di fare”.

E a proposito della collaborazione con Aron Ralston, il protagonista della storia, Beaufoy dice:

Eravamo preoccupati perchè lui era così preciso. Quando stavamo sviluppando il film era un po' un tormento: voleva assicurarsi che ogni cosa fosse vera al 100%. E parlo di dettagli minori, tipo il colore della sua bicicletta o se nel suo percorso girava a destra piuttosto che a sinistra. Si è fatto una sorta di corso intensivo di sceneggiatura che è stato un po' come dirgli 'senti, per onorare le verità della tua esperienza, dobbiamo raccontarlo in questo modo'. Eravamo preoccupati anche a fargli vedere il film: scrivere la sceneggiatura è una cosa, fare il film un'altra e così poi il montaggio. Abbiamo pensato 'come glie lo mostriamo? In sala di montaggio? No, prenderà troppi appunti. Facciamoglielo vedere con degli spettatori, così potrà farne esperienza'. Gli abbiamo messo in testa un cappellino da baseball e lo abbiamo messo in maniche lunghe, per non farlo riconoscere dal pubblico. Lo abbiamo spiato da dietro. E' stato divertente: guardava il film, a volte piangeva, cercava di prendere appunti, cosa non facile da fare al buio, con una mano sola cercando di non farti vedere dagli altri. Ogni tanto lo colpivo da dietro: 'stai attento e guarda il film. Voglio solo tre annotazioni di rilievo, non una sfilza di appunti brevi. Guarda il film'”.

Questo ovviamente ha portato alla fatidica domanda: e se il film non fosse piaciuto a Ralston?

Se non gli fosse piaciuto credo che ci saremmo trovati nei guai. Ma credo che sarebbero stati guai anche se avessimo realizzato un film che semplicemente assecondasse Ralston. Credo abbia imparato qualcosa dal film. Ha visto che inizialmente abbiamo presentato il suo personaggio come un ragazzo presuntuoso e arrogante, più di quanto lui sentiva di esserlo stato. Quando fai un film, una adattamento drammatico di fatti realmente accaduti, non puoi semplicemente aerografare il tutto in un arco narrativo perfetto. Credo quindi che il finale del film accenna a tutte queste cose, a tutte quelle ambivalenze che lo caratterizzano tutt'ora (si riferisce anche al fatto che Aron Ralston, su sua stessa ammissione, pratica ancora hiking e non è molto diverso dall'uomo che ha vissuto la drammatica esperienza narrata dal film, ndt). Nella vita, al contrario dei film, le persone non cambiano in maniera assoluta. Cambiano poco e in maniera lenta.

Non si sa ancora se le scenete eliminate verranno inserite nelle edizioni in DVD e Blu-Ray.

Nel cast del film, assieme a James Franco, anche Lizzy Caplan, Amber Tamblyn e Kate Mara.

Diretto da Danny Boyle, 127 Ore è stato scritto dallo stesso Boyle e da Simon Beaufoy: è uscito il 5 novembre negli Stati Uniti. In Italia arriverà il 25 febbraio.

Maggiori informazioni nella nostra scheda del film.

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