Gli Anelli del Potere: la verità sul coinvolgimento di Bryan Cogman nella serie
Bryan Cogman, una delle menti dietro Il Trono di Spade, svela tutta la verità sul suo coinvolgimento ne Gli Anelli del Potere
Alcuni anni fa, poco dopo l'annuncio della serie de Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere (all'epoca ancora senza titolo), Amazon rivelò di aver coinvolto nel progetto nientemeno che Bryan Cogman, una delle menti dietro Game of Thrones - il Trono di Spade. La cosa generò non poco entusiasmo nei fan, entusiasmo che si spense poche settimane dopo quando si apprese che Cogman aveva lasciato la serie. In molti pensarono che questo fosse un segnale di difficoltà nello sviluppo creativo del progetto, e finalmente oggi scopriamo nel dettaglio cosa accadde.
L'entusiasmo verso Gli Anelli del Potere e i chiarimenti sul suo coinvolgimento
Sono veramente entusiasta di ciò che ho visto. Tanto per chiarire: sono produttore consulente per la prima stagione, il che significa che ho lavorato durante le prime 20 settimane di sviluppo della serie assieme agli sceneggiatori, quattro anni fa. È passato tanto tempo, e forse la pandemia ha rallentato la lavorazione, io non avevo idea di cosa avrei visto quando sono andato alla première a Los Angeles e sono rimasto sbalordito. Ce l’hanno fatta. È difficile per qualsiasi serie, ma in particolare per qualcosa di così gigantesco e ambizioso, con così tanti pezzi da far combaciare. Fidatevi: tecnicamente non sono più coinvolto nella serie e non lavoro più per Amazon, e se non mi fosse piaciuto ciò che ho visto semplicemente non ne avrei parlato. Non avrei detto nulla di negativo perché sono molto legato a chi l’ha realizzata. Ma invece l’ho adorata, e ora non faccio che parlarne su Twitter. Sto rileggendo i libri, rivedendo i film, ascoltando la colonna sonora in continuazione… Sono nella posizione migliore di tutte: ho lavorato alla prima fase della serie, penso di aver contribuito a concepire la sua forma, ma poi me ne sono andato e non ho dovuto impegnarmi nella devastante fase di realizzazione del tutto! Quindi alla première continuavo a dire “ragazzi, è venuto benissimo!” tutti sembravano esausti tranne me! “Ce l’abbiamo fatta, ragazzi!!”
Ho conosciuto le opere di Tolkien e i film di Peter Jackson da giovane, ovviamente. […] Ma me ne sono innamorato veramente quando si è presentata l’opportunità di lavorare alla serie, perché ho potuto studiare approfonditamente Il Signore degli Anelli e le sue appendici. Questo anche grazie agli showrunner, JD e Patrick, perché per loro era veramente importante che assorbissimo non solo le storie, ma anche la filosofia e tutto ciò che rappresentavano. Volevano che l’opera di Tolkien informasse tutti gli aspetti della narrazione della serie, cosa che mi ha fatto capire che erano le persone giuste per il progetto, e che ha reso l’intera esperienza davvero straordinaria. Quando vivi in questo mondo, in tutta la sua violenza, intensità e malinconia, ti senti comunque bene, provi un grande ottimismo. E in quest’epoca in cui viviamo è una sensazione davvero importante da provare, ed è per questo che penso che la serie avrà un impatto.
Cogman sulla differenza tra Il Trono di Spade e Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere
Non avevo alcun desiderio di lavorare al Signore degli Anelli. Quando ho letto il comunicato stampa dell’acquisizione dei diritti de Il Signore degli Anelli da parte di Amazon ho fatto quello che hanno fatto molte persone: ho alzato gli occhi al cielo e ho detto “molto male”. Ho dato la lettura più cinica di tutte di quella vicenda. Intanto avevo appena finito di lavorare a Game of Thrones, e lo spin-off che stavo sviluppando era stato messo da parte. Stavo pensando di lavorare a un paio di altri progetti, quando improvvisamente mi chiama Amazon e mi chiede di essere coinvolto nella serie a tempo pieno con un ruolo simile a quello che avevo con Il Trono di Spade. Gli ho risposto: guardate, non posso davvero. L’ultima cosa che vorrei fare ora è questa: altri dieci anni a lavorare a un progetto fantasy mastodontico. Non posso chiedere alla mia famiglia di spostarci in Nuova Zelanda o Spagna o dovunque lo giriate. Non volevo nemmeno partecipare alla riunione. Invece mi hanno convinto a parlare con gli showrunner, JD e Patrick, ascoltare la loro idea per la serie e aiutarli nelle prime settimane, perché stavano mettendo insieme un team di sceneggiatori davvero valido.
Ho accettato e ho ascoltato la loro idea, ed è uno dei ricordi più vividi che ho di quest’esperienza: hanno un’energia quasi bambinesca, estremamente contagiosa. Sono quasi ingenui, le persone meno ciniche che abbia incontrato a Hollywood. Sentivo di doverli proteggere! Mi hanno raccontato la loro idea, la premessa della serie, l’ambientazione, dove si collocava all’interno della mitologia Tolkieniana, e perché volevano farla. Mi hanno letto un passaggio specifico de Il Signore degli Anelli, non posso citarlo perché non voglio svelare nulla: è un passaggio che svela uno degli elementi chiave del loro piano.
Il fatto che si stessero basando direttamente sul testo per spiegare il motivo per cui volevano raccontare questa sorta di “mega-storia” mi ha fatto capire che erano le persone giuste. Sarebbe stato veramente facile raccontare qualcosa come “le avventure di Legolas e Gimli”.
So che sono state fatte molte proposte, e non so di cosa si trattasse, ma la loro proposta nel giro di quindici minuti mi ha convinto a mettercela tutta per aiutarli. Inoltre sarei stato coinvolto solo per qualche settimana! Ero esausto dopo Game of Thrones, non ne potevo veramente più, non ricordo neanche cos’è successo nell’ultimo giorno di riprese. Ed è una serie che ha una storia veramente intensa: il finale è estremamente cupo, se vogliamo. Quindi spostarmi in questa mitologia, che ha una sensibilità diversa, mi è stato utile. Thrones è molto diverso, ha un tono diverso. JD e Patrick volevano che ci calassimo totalmente nelle atmosfere di Tolkien, e per questo ogni giorno nella writers room ci proponevano una citazione Tolkieniana e ci invitavano a fare lo stesso: leggevamo la nostra citazione ad alta voce per fare brainstorming.
Ovviamente la natura della serie, e cioè il fatto che sia basata sulle appendici e non sui romanzi, ci ha permesso un certo grado di invenzione. Ma da parte loro ci è sempre stata data l’indicazione che tutto ciò che inventavamo doveva essere basato su temi, indizi, realtà culturali provenienti dal testo di Tolkien (ovviamente quelli che legalmente eravamo autorizzati a utilizzare… cosa della quale non ho ancora ben compreso le sfumature!) Alla fine è diventato un periodo della mia vita estremamente catartico, esattamente ciò di cui avevo bisogno dopo quei 10 anni straordinari - e, alla fine, di enorme pressione con l’ultima stagione - con Game of Thrones. Quindi questo è stato come essere avvolti da una coperta calda! E il team di sceneggiatori era di grandissimo talento: Stephany Folsom (Toy Story 4, Paper Girls), Jason Cahill (ER Fringe Halt Catch Fire), Gennifer Hutchison (Breaking Bad, Better Call Saul) e ovviamente i ragazzi. Tutta la Writers Room a natale ricevette una tazza con il proprio nome in elfico! Alla fine ho veramente pensato di rimanere… E poi quando ho visto la serie mi sono davvero detto: ehi, forse sarei dovuto rimanete! Ma so che è stata la decisione giusta: ora voglio lavorare ai miei progetti.
È stato un periodo incredibile, molto dipendeva da Tolkien e dalla sua filosofia e sensibilità, ma molto è dipeso anche da JD e Patrick, dalla loro leadership e dalla loro ambizione per la serie. All’inizio ho pensato fossero completamente pazzi a volersi imbarcare in qualcosa di simile, ma il loro amore per la storia è enorme e penso che gli abbia dato l’energia giusta per sostenere una produzione davvero, davvero massacrante. Sarebbe stata difficile e piena di pressione a prescindere, ma se ci aggiungiamo il Covid… Vedere il risultato è davvero gratificante. E complimenti ad Amazon per aver dato loro gli strumenti e la libertà per farlo. La parte cinica di me mi aveva fatto pensare: “È tutto bello e facile quando fai degli storyboard”. Ma quando ho visto i primi due episodi mi sono reso conto che erano riusciti a fare esattamente ciò che volevano fare.
Perché è stata scelta la Seconda Era
Senza dire alcun dettaglio, ma la giustificazione per aver scelto quest’Era delle storie di Tolkien da portare sullo schermo, e in questo formato seriale, è che ti permette di indagare e approfondire tutti i meccanismi alla base di queste straordinarie società che Tolkien ha creato. Il formato da “quest” de Il Signore degli Anelli non permette una cosa simile. JD e Patrick stanno invece raccontando una “storia globale”, basata sulle Appendici, permetterà loro di esplorare maggiormente una zona grigia. Non c’è mai davvero un “periodo di pace”: ci sono spazi tra una guerra e l’altra. Il formato seriale televisivo episodico è quello ideale per esplorare lo spazio tra la Prima Era e la Terza Era. C’è speranza, ottimismo, bellezza, umorismo, calore ne Il Signore degli Anelli, ma c’è anche un’oscurità impenetrabile e terrificante. C’è questo “oggetto”, l’Anello, che incarna tutta quest’oscurità. Non è che Il Trono di Spade è dark e Il Signore degli Anelli no. Il fatto che ci siano dei teneri e dolci Hobbit non significa che non ci siano anche tematiche molto drammatiche e cupe. Penso che nella nostra serie ci siano tutte queste note, e riesca ad alternarle con grande equilibrio.
C’è anche un elemento estremamente politico, non è la prima cosa che si pensa quando si parla de Il Signore degli Anelli ma c’è: è tutto lì. E non sarà la prima cosa che uno penserà quando vedrà la serie, ma ci sarà, tra i tanti temi e sapori contenuti in essa.
Penso che i film di Peter Jackson abbiano spianato la strada alla realizzazione della serie de Il Trono di Spade, e il successo di quest’ultima abbia spianato la strada alla realizzazione di una serie del Signore degli Anelli che avesse 22 protagonisti sparsi in giro per questo gigantesco mondo fantasy, con la sicurezza che il pubblico sarà abbastanza sofisticato da seguirla. Il mio contributo, all’inizio, è stato dare dei consigli su come strutturare una serie di questo tipo.
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