Sherlock: 10 citazioni nascoste alle opere originali
Il sito Hypable stila una lista dei 10 riferimenti che i non lettori potrebbero aver perso
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Nel primo episodio della seconda stagione, per sfuggire ai paparazzi Sherlock indossa un cappello da cacciatore trovato sul momento. Caso vuole che una sua fotografia realizzata in quel momento diventi la sua più celebre immagine, associando la sua figura a quella del famoso cappello con cui siamo abituati a immaginare il personaggio. Il fatto è che in nessun'opera classica Sherlock viene descritto in questo modo e che questa rappresentazione deriva semplicemente da una serie di film realizzati negli anni '40 e interpretati da Basil Rathbone (sì, il protagonista di Basil l'investigatopo della Disney prende il nome dall'attore). Moffat e soci giocano quindi con questo elemento.
Nel primo episodio dello show Watson zoppica a causa di un dolore psicosomatico. È un buon modo per caratterizzare il personaggio, ma è anche un modo per prendere simpaticamente in giro il fatto che le opere originali spesso si contraddicono sulla ferita del dottore, che di volta in volta si sposta dalla spalla, alla gamba, fino a diventare una delle molte.
Nell'ultimo episodio della seconda stagione, incontriamo Mycroft in uno strano posto immerso in un silenzio assoluto, nel quale alcuni uomini sono intenti a leggere. Si tratta di un riferimento a ciò che accade nel racconto L'interprete greco. Da notare come uno degli uomini nel club sia interpretato da Douglas Wilmer, che fu Sherlock sempre per la BBC in ben 13 produzioni.
In A study in pink, un indizio è rappresentato dalle ultime lettere scritte da una delle vittime, che vanno a formare la parola incompleta RACHE. Nella serie il personaggio amato/odiato di Anderson suggerisce che sia una parola tedesca, che in lingua originale significa "vendetta". Sherlock gli sbatte la porta in faccia e propende per la soluzione più semplice, cioè che sia l'inizio del nome Rachel. In realtà nel romanzo originale Uno studio in rosso la parola scritta dalla vittima aveva proprio il significato suggerito da Anderson!
Il secondo episodio della seconda stagione, ispirato al famoso Mastino dei Baskerville, contiene un riferimento all'affare dei cammei del Vaticano. Nessun caso del genere viene mai raccontato in maniera estesa, ma viene citato brevemente, sempre nel romanzo originale, dallo stesso Conan Doyle, come esempio delle mille avventure vissute dai due personaggi.
Conan Doyle era anche sbadato circa la continuity sulle vicende amorose del Dr. Watson. Tra mogli, fidanzate, compagne occasionali, è difficile tenere il conto. Gli autori del telefilm ci hanno giocato su facendo sì che Sherlock non si ricordasse mai il nome di queste e che i tabloid definissero il personaggio "scapolo".
Sempre nel racconto L'interprete greco, il fratello di Sherlock, Mycroft, viene descritto come corpulento, descrizione mantenuta anche nell'ultimo film cinematografico con Robert Downey Jr. Gli autori anche in questo caso ci hanno giocato su con alcune linee di dialogo nel corso del primo incontro da i due Holmes, nel quale Mycroft afferma di aver perso peso.
I cinque semi d'arancio è uno dei racconti di Sherlock Holmes, ricordato soprattutto perché cita il Ku Klux Klan. La storia non è mai stata portata sullo schermo, ma Moffat e soci la omaggiano apertamente nell'ultimo episodio della prima stagione, facendo apparire ciò che dà il titolo al racconto.
Sherlock Holmes si serve nei primi due romanzi di una rete di informatori che si estende per l'intera Londra. Decisivi nei romanzi, vengono citati anche nel terzo episodio della prima stagione.
Sempre nell'episodio del Mastino dei Baskerville, Sherlock si presenta coperto di sangue e con un arpione in mano. Si tratta di un riferimento a ciò che avviene nel racconto L'avventura di Black Peter, contenuta nella raccolta Il ritorno di Sherlock Holmes.
Fonte: Hypable