Il peggio della settimana in TV tra i Wind Music Awards e la possibile riabilitazione di Flavio Insinna

Questa settimana i nostri poveri occhi hanno arrancato davanti ai Wind Music Awards, Il bello delle curve, Tagadà e...

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Bei tempi in cui l’inizio ufficiale dell’estate coincideva con la partenza del Festivalbar.

Ogni settimana, in tv, da giugno a settembre, avevamo un appuntamento fisso con una piazza italiana diversa per vedere i nostri idoli e sentire le canzoni che sarebbero diventate la colonna sonora delle vacanze. Poi, nel grande finale all’Arena di Verona veniva incoronata la canzone vincitrice dell’estate, e a quel punto sapevamo che si stavano per riaprire le scuole e si avvicinava l’autunno. Un ricordo quasi romantico. Ma adesso tutto questo non c’è più ed evidentemente quello che ci meritiamo è solo un fac-simile, mal riuscito, che si presenta sotto l’accattivante nome di WMA, acronimo figo che sta per Wind Music Awards. Si tratta dei premi musicali – sponsorizzati dal gestore telefonico Wind - che ogni anno vengono dati ai dischi italiani più venduti e ai concerti live che hanno riscosso maggiore successo nel nostro paese. Niente a che vedere quindi con il vecchio Festivalbar, a parte la location scelta, ovvero l'Arena di Verona, perché qui l’importante è premiare e premiare davvero tutti. Un evento pensato per le case discografiche e gli addetti ai lavori, riservando scarsissima attenzione al pubblico.
In quella che doveva essere una festa della musica italiana abbiamo assistito a pessime esibizioni, sopportato un audio indegno, sorbiti i soliti complimentoni di rito a tutti e il tormentone dei classici convenevoli fotocopie. Intanto, in una manifestazione canora di questo genere, è assurdo l’utilizzo del playback, ed è inutile che, come tutte le volte, venga giustificato da necessità tecniche, perché se alcuni cantano dal vivo è chiaro che lo possano fare anche gli altri. I più criticati dai fans sono stati Morandi e Rovazzi (orrendamente fuori sincro) e Gianna Nannini, che ormai in tv canta solo in playback. Ma non è di certo andata meglio neppure agli artisti che si sono esibiti live, mostri sacri della musica italiana, come Giorgia, Renato Zero o Fiorella Mannoia che, grazie a tecnici del suono probabilmente formatisi per corrispondenza alla scuola Radio Elettra, sono risultati con poca voce e a tratti anche stonati.
All’appello dei premiati non mancava davvero nessuno, se escludiamo Vasco Rossi, evidentemente impegnato nella preparazione del suo unico concerto dell’anno, e Loredana Bertè, assente giustificata in quanto infortunatasi qualche giorno fa. E Zarrillo, forse in vacanza. Per il resto, qualsiasi cantante o gruppo vi venga in mente, lo trovavate lì sul palco dell’Arena. Ed erano lì anche quelli che non vi vengono in mente e che non avete mai sentito nominare (e non ci spieghiamo come abbiano fatto a vendere così tanti dischi, considerando anche la crisi del settore discografico, da meritare addirittura un premio). Senza sminuire le loro capacità artistiche, crediamo che in tanti siano rimasti perplessi di fronte all’esibizione di Sfera Ebbasta o di Ricky o di Thomas nella lunga carrellata che annoverava tra gli altri, ad esempio, i Pooh, o Nek o Massimo Ranieri o Biagio Antonacci. E se vogliamo parlare in termini di vendite Emma, Elisa o i Modà. Però bisogna dare spazio ai giovani, e soprattutto se hanno firmato con etichette importanti è giusto premiarli. Ma se il playback ha fatto storcere il naso a molti telespettatori, la vera polemica che si è innescata sul web ha riguardato la conduttrice Vanessa Incontrada, che insieme a Carlo Conti ha presentato le due serate. Le sue forme generose sono state oggetto di miserabili commenti da parte di imbecilli e sfigati haters che hanno invaso il web criticando la sua linea curvy. Di fronte a chi scrive certe nefandezze ogni attenzione o considerazione date sono superflue e sprecate. Invece ci sorprende che nessuno, come sarebbe giusto, si sia “lamentato” del fatto che il pluripremiato duo delle meraviglie J-Ax e Fedez abbia cantato per due sere di seguito la stessa canzone, fuori tempo e stonando, e che la coppia sia salita sul palco in compagnia di bellissime ragazze vestite solo di uno striminzitissimo bikini con mutanda simil perizoma e le chiappe completamente al vento. Non per essere puritani, ma davvero non c’entravano nulla in quel contesto e ci domandiamo quindi perché nessuno abbia creduto opportuno fare almeno un piccolo appunto sul fatto che si trattava di ragazze esibite esclusivamente ad abbellimento della scena, in puro stile donna-oggetto. È possibile che nessuno abbia poi trovato discutibile che Emma, infagottata in un camicione che non le rendeva giustizia stretto da lacci e cinture da dominatrice, abbia preferito cantare, e male, una cover di “You don’t love me (no, no, no) quando avrebbe invece potuto presentare una sua hit e infiammare tutta l’Arena?

Ma abbiamo parlato di curvy, che è stato a quanto pare è stato l’unico argomento che ricorderemo di questi WMA, e non abbiamo ancora detto nulla del nuovo programma che va in onda in seconda serata sul La7d dall’emblematico titolo “Il bello delle curve”. Il format ha la “missione” di esplorare il mondo delle donne formose e lo fa in compagnia di Luca Calvani e della modella curvy Laura Brioschi. Nel bellissimo borgo di Sperlonga, tre concorrenti di sesso femminile, nel corso di un week end, si presentano e si raccontano, cercando di superare alcune prove che vanno dalla scelta del giusto outfit per un white party o aperitivo in piscina, ma anche test che riguardano le proprie capacità di relazionarsi con l’altro sesso. Si sottopongono poi a domande mirate da parte di una life coach che le osserva mentre chiacchierano tra di loro in un momento di confidenze tra donne e per finire si mettono a nudo, quasi in senso stretto, posando in lingerie per uno shooting fotografico. Alcuni esperti valutano poi le prove, definite di stile, verità e shooting, decretando chi tra le tre sia la donna curvy più in armonia con se stessa. La vincitrice di ogni puntata farà parte del calendario Beautiful Curvy 2018.
Il programma avrebbe potuto essere gradevole. Ma non lo è. Prima di tutto l’impressione è di un format creato intorno agli sponsor, anziché alle protagoniste. Tutti i brand sono in bella vista fin dalle prime immagini. Si inizia subito, come era prevedibile e anche normale, con un marchio storico di abbigliamento per taglie morbide, per poi passare al famoso centro di dimagrimento di cui, ci dicono, una delle tre concorrenti è abituale cliente (e allora se il programma è incentrato sul principio di accettarsi e piacersi con le proprie curve perché cercano tutte di dimagrire?). Poi in sovrimpressione scorre il nome del salone di bellezza che si occupa del trucco, e sempre ben visibile vediamo la marca dei prodotti utilizzati per lo styling del capelli. Sappiamo anche il nome dell’azienda vinicola che fornisce le bollicine per l’aperitivo! Le concorrenti sono ragazze e donne comunissime, chi più chi meno formose (insomma niente taglie 38) ma mentre da una parte il programma ci vorrebbe dire che l’universo curvy è fantastico, in ogni puntata troviamo donne che nel momento verità si lasciano andare alle lacrime, raccontando le difficoltà che hanno avuto con il proprio corpo, i non sempre facili rapporti con le altre persone, le difficoltà nelle relazioni amorose, e pare che tutto ruoti sempre attorno al fatto di essere donne “over size”. Le domande della life coach, che le osserva con la stessa faccia con cui guarderebbe i criceti che girano nella ruota,, sono allucinanti: “Se incontrassi l’uomo ideale, dimagriresti per lui?”, “ti senti padrona di te stessa?”, “ qual è la parte del tuo corpo che ti piace di più?”. E se questa life coach la mandassimo un po’ a zappare la terra? Perché allora, a dirla tutta, se incontri il tuo uomo ideale, si presume che non sia una cosa a senso unico e se non è a senso unico si parte dal presupposto che se uno ti conosce e gli piaci, gli piaci per come sei. Perché una dovrebbe necessariamente dimagrire? Che razza di domande sono? E poi padrona del proprio corpo… no, sai, mi alzo al mattino e lo vado a cercare perché non so dov’è.
Ma peggio delle domande è il momento del servizio fotografico, pardon, shooting, dove un giovanissimo e piacione fotografo fa il suo lavoro, mentre Calvani lo invita a fare “sciogliere” le concorrenti che nel frattempo sono spronate da Laura Brioschi ad “essere loro stesse nel loro corpo”. Il set fotografico sembra la riproduzione di uno di quelli da film porno anni ’80. Le foto si fanno in esterni, nei boschi le concorrenti devono interpretare madre natura, o la bella addormentata o la fatina, invece in terrazza o a bordo piscina o in riva al mare devono essere solari, seducenti, ma mai volgari. Non riusciamo a capire perché se ci troviamo al mare queste povere donne non possano posare in costume ma siano costrette ad apparire in biancheria intima, infilate in mutandoni ascellari e reggiseni corazzati. È evidente che la maggior parte di loro non si senta a proprio agio in quelle condizioni, tuttavia la parola che nel corso del programma viene ripetuta fino allo sfinimento è la declinazione completa del verbo giocare. Si gioca con la pettinatura, si gioca con il make up, si gioca con le foto, giochiamo con l’outfit, giochiamo col look. Ma se è tutto un gioco dovremmo ridere o almeno divertirci, invece il programma è di una noia mortale, lento, le ambientazioni sono sempre buie e tristanzuole, e al white party in giardino non c’è nessuno, solo le concorrenti che, imbarazzate, bisbigliano tra di loro e bevono il cocktail preparato con il vino dello sponsor. Alla fine, la cosa più bella de “Il bello delle curve” è la località in cui è stato girato, ma non basta da sola a tenere in piedi la trasmissione.

E da LA7D ci spostiamo su LA7 per il programma di cronaca e attualità “Tagadà” condotto da Tiziana Panella.
In una puntata andata in onda nei giorni scorsi, tra i vari argomenti toccati, si è parlato della controversa sentenza della Cassazione riguardante una ipotetica scarcerazione, per motivi di salute, di Totò Riina, il quale, secondo i giudici, meriterebbe una “morte dignitosa”. Il paese è insorto e non c’è persona che, di istinto, di fronte alla notizia non si sia indignata.
Per approfondire un argomento così delicato, è stata invitata in studio Rita Dalla Chiesa, il cui padre, Generale/Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, insieme alla moglie, fu barbaramente trucidato a Palermo proprio per volere del capo di Cosa Nostra. La conduttrice Panella, nel presentare la sua ospite, giusto per stemperare un po’ la tensione, fa subito una tremenda gaffe. Dice infatti che la Dalla Chiesa è figlia del Generale e di Emanuela Setti Carraro, che invece era la seconda moglie del Generale (sposata dopo la tragica perdita della prima moglie per un infarto improvviso) e, tra l’altro, era anche più giovane della figlia. Rita Dalla Chiesa, da vera signora, non batte ciglio e senza scomporsi, precisa i legami di parentela. Ma la conduttrice, stile carro armato, va avanti, fa finta di nulla e non si scusa per l’antipaticissimo errore (chi ha qualche anno in più ricorderà che i rapporti tra i figli del Generale e la moglie, proprio per la giovane età di questa, non erano idilliaci, e la Panella, che non è proprio nata ieri, avrebbe dovuto saperlo). Già che l’ha invitata per parlare di un fatto così doloroso, avrebbe dovuto avere almeno l’accortezza di informarsi sui fatti con precisione.

Per chiudere vi segnaliamo un fatto curioso che sta prendendo forma in questi giorni.
Mamma Rai, come cantava Renato Zero, non ti abbandona mai. E la Rai deve avere deciso non solo di non abbandonare il suo figliol prodigo più criticato del momento, ma addirittura di riabilitarlo.
A ridosso dell’estate, come sapete, terminano tutte le trasmissioni tv e da ora fino a settembre ci dobbiamo beccare tutte le repliche possibili ed immaginabili di film, fiction e programmi vari. Il sostituto estivo de “La Prova del cuoco”, all’ora di pranzo su Raiuno, da qualche anno è ormai un classico delle serie tv italiane: Don Matteo.
E quest’ anno, in particolare, stanno andando in onda le prime stagioni delle serie, quelle che vedono come protagonista nei panni del maresciallo Anceschi il nostro Flavio Insinna. Qui ritroviamo l’attore conduttore nel ruolo di un orgoglioso e brontolone carabiniere dall’animo però buono e sensibile. Chissà mai che a vederlo così, passata l’estate, ci saremo già dimenticati di tutto e saremo di nuovo pronti ad accoglierlo a braccia aperti tra i nostri beniamini.

*Avviso: questa rubrica tornerà tra quindici giorni. La sua autrice si godrà qualche giorno di vacanza... e soprattutto farà riposare i suoi poveri occhi.*

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