Series Day: il racconto della masterclass su Il miracolo, con l'autore Niccolò Ammaniti
L'autore di Il miracolo ha parlato della sfida di realizzare una serie televisiva
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Ammaniti ha innanzitutto parlato della sfida di scrivere una serie:
Avevo la sensazione che non fosse così distante dallo scrivere un romanzo. (...) Quando ho cominciato a pensare all'opportunità di scrivere una serie ho capito che potevo avere le anse e gli snodi e le parti necessarie che formano la narrazione romanzesca. I romanzi che ho più amato avevano più personaggi, ad esempio il romanzo ottocentesco. E ho capito che potevo racchiudere in una settimana o pochi giorni di storia questa narrazione del Miracolo, e avere dei personaggi che non necessariamente lavoravano per portare avanti la trama. La prima cosa che ci siamo detti con gli sceneggiatori è stata di costruire innanzitutto dei personaggi femminili e maschili che potessero convivere bene.
Quando ho letto gli stralci mi sono subito innamorata del personaggio. Mi faceva molto ridere il suo essere sbagliata, inappropriata, diplomatica, fuori controllo. Mi è subito stata molto simpatica, nonostante vedessi il pericolo di risultare antipatica.
La protagonista qui è la Madonnina che piange, la protagonista assoluta di questa storia. È un miracolo insensato, in questa piscina, in cui troviamo una statuetta di 40cm che produce sangue in quel modo. È stata la prima vera necessità, arrivare nella piscina e vedere quella statuina, perché il cinema può rendere reale una cosa del genere. Nella scrittura sarebbe rimasta metaforica, invece qui è sangue reale. La spiritualità è qualcosa di estremamente intimo, di legato alla paura della morte, al senso di quello che abbiamo fatto, alla paura che non ci sia nulla dopo. In un mondo di condivisione continua in cui viviamo, la fede e la spiritualità rimangono come rapporto con Dio come qualcosa di intimo e meraviglioso. Chi non ce l'ha è sfortunato, e comunque si interroga su questa cosa.
Il miracolo è il punto d'incontro perfetto tra chi crede e chi non crede. Chi crede non ha bisogno del miracolo, perché dà sostegno a quello che si crede già, mentre chi non crede di fronte al miracolo si converte.