Secondo Martin Scorsese Ari Aster è una delle voci più straordinarie del cinema mondiale

Martin Scorsese si è lasciato andare ad un accorato elogio di Ari Aster in occasione di una proiezione del suo nuovo film Beau ha paura

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Ari Aster, ovviamente, stima, ammira, venera, Martin Scorsese. Più sorprendente (data la giovane età dell’autore) è il contrario. Eppure tra il regista italoamericano e quello di Beau ha paura c’è una sinergia che ha fatto guadagnare a quest’ultimo tanti endorsement che l'hanno aiutato ad affermarsi come uno tra i più promettenti degli ultimi anni.

Martin Scorsese vide Hereditary e ne rimase profondamente colpito. L’abilità di messa in scena, la capacità di ottenere quadrature precise e costruire la tensione con i movimenti di macchina e il suono misero Aster sotto il suo riflettore. Un pupillo da supportare. Scorsese come regista, produttore e soprattutto come artista si è dimostrato sempre attento osservatore delle correnti cinematografiche emergenti.

Si è parlato tanto in questi anni delle sue parole distruttive sui cinecomic. Polemiche che hanno in parte oscurato il suo parallelo impegno a costruire, o meglio a supportare, un cinema vicino alla sua visione. Non è raro infatti che si spenda in prima persona per qualche film che gli sta a cuore. L'ha fatto anche con Guillermo Del Toro.

Per Ari Aster nell’edizione home video della Director’s Cut di Midsommar – Il Villaggio dei Dannati si può trovare un’introduzione di Martin Scorsese al booklet. Potete leggere il testo cliccando questo link

Ora, con l’arrivo di Beau ha paura, la A24 ha organizzato una proiezione del film con dibattito… tra i due registi. Prima di iniziare la discussione Scorsese si è concesso un lungo elogio del collega.

Qui vicino a me c’è una delle nuove voci più straordinarie del cinema mondiale. Sono in giro da un po’ di tempo, perciò ne ho visti di film capaci di dividere in due il pubblico! Alcuni li amano altri li odiano. Non dimenticherò mai il primo. Ci fu una grande proiezione di Barry Lyndon al Cinema Theatre di Los Angeles nel ’76. Solo poche persone erano lì. Pochi miei amici e alcune altre persone molto note. Quando si sono alzati erano furiosi. L’avevano odiato. 15-20 anni dopo non avevano ancora smesso di rivederlo. Era accaduto qualcosa per via dell’originalità. Quando si fa qualcosa di così originale è come entrare in una corrida. Tu ce l’hai fatta (dice ad Aster NdR) e sei entrato in quell’arena. Perciò di tanto in tanto verrai trafitto. Perché è una questione di correre dei rischi e ci sono pochi registi che stanno facendo questo a questo livello. 

Parole che non lasciano il minimo dubbio sull’ammirazione che prova Scorsese. Non si cita un film di Kubrick con leggerezza per fare un’analogia. Al di là però del grande valore per la carriera del giovane regista, capace di portare in sala un film divisivo e poco favorevole al grande pubblico, anche per via della sua durata fiume, queste riflessioni fanno capire cosa stia cercando Scorsese nel cinema di oggi.

Il grande schermo sta vivendo il grande paradosso di dover fare incassi per sopravvivere a livello strutturale. Per fare questo si affida ai blockbuster e al cinema di intrattenimento che, con notevoli eccezioni, propone spesso formule standardizzate. Se dovesse sopravvivere l’industria in questo modo, non ci sarebbe molto ossigeno per la creatività, per il cinema d'arte insomma. C’è quindi bisogno, secondo Scorsese, di opere che escano dalla logica del comfort. 

Serve continuare la ricerca artistica, aprire nuove vie originali anche a costo di perdere soldi, o di dividere il pubblico. Solo così si può portare avanti lo sviluppo del film come mezzo espressivo per i nuovi autori e garantire quindi una sorta di “continua evoluzione creativa”. Anche a costo di far arrabbiare il pubblico oggi, e magari farlo innamorare domani.

Fonte: YouTube

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