Sean Astin parla della "spietata critica" di Peter Jackson sul set del Signore degli Anelli: "Fu come una fatality di Mortal Kombat"
Sean Astin, il Samvise Gamgee cinematografico del Signore degli Anelli, racconta della "spietata critica" ricevuta al tempo da Peter Jackson
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La cosa più dolorosa che mi abbia mai detto Peter Jackson... sai, lui è un uomo di poche parole. È una persona molto, molto stoica. Può essere un ottimo performer quando vuole o quando ne ha bisogno. Può recitare, essere molto eloquente e così via. Ma, quotidianamente, Peter Jackson è fondamentalmente un tizio molto tranquillo. In un certo qual modo, lascia che sia il lavoro stesso a parlare e le sue note di regia tendevano a essere decisamente minimal. Il più delle volte si limitava a un "Rifacciamola"... Ma una volta venne da me, mi guardò e mi disse "Non sono riuscito a credere in questa scena". Per me fu come una fatality di Mortal Kombat. Era come se mi avesse staccato i capelli dal corpo con la spina dorsale e tutto. Ma aveva ragione. Aveva ragione sul fatto che non ero abbastanza coinvolto dalla scena in quel momento, non ero nel personaggio. Non ero nel giusto mood, insomma... non ero lì con la testa. Fu brutale, anche se non era quella la sua intenzione. Voleva semplicemente che mi concentrassi. Non voleva essere brutale, ma fu una perfetta indicazione di regia. Inoltre, aveva ragione al 100%. E mi fece migliorare perché mi concentrai più duramente.