SDCC: Brian K. Vaughan, una vita vissuta 22 pagine alla volta
Al panel dedicatogli a San Diego, Vaughan ha risposto alle domande del pubblico sulla sua carriera. Ecco un estratto della lunghissima chiacchierata
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Quando si parla di Brian K. Vaughan è inutile tentare giri di parole, perché parlano il suo curriculum e i premi conquistati in carriera. Il suo capolavoro Saga, disegnato da Fiona Staples ed edito da Image Comics (in Italia da BAO Publishing), sta mietendo un successo dopo l'altro di critica e pubblico, affermandosi come best-seller anche in diversi paesi fuori dall'America. All'ultimo Comic-Con è stato un trionfo, con tre Eisner Award su quattro nomination, tra cui il premio come Miglior scrittore per Vaughan e miglior serie regolare, insieme al riconoscimento aggiudicatosi dalla Staples, come Miglior disegnatrice e artista multimediale. Nelle nomination per i prossimi Harvey Awards, Saga è presente in quattro categorie. In Europa dopo essersi aggiudicato il Gran Giunigi 2013 come Miglior Fumetto Seriale all'ultima Lucca Comics 2013 (quest'anno sia Vaughan che la Staples saranno alla fiera toscana), la serie è stata candidata anche alla finale della 41esima edizione del Festival International de la Bande Dessinée di Angoulème.
Rispondendo alla curiosità che ha rotto il ghiaccio tra il pubblico, ha assicurato di voler fare prima o poi una graphic novel che offra qualcosa di inusuale, come Pride of Baghdad; realizzata insieme a Niko Henrichon per la Vertigo quasi dieci anni fa e incentrata su una storia vera (ossia un branco di leoni che fugge dallo zoo di Baghdad dopo il bombardamento americano del 2003). Dopo aver disquisito sui suoi cocktail preferiti, “non sono un tipo dai gusti difficili”, ha confessato, esprimendo la sua preferenza per drink a base di gin, è passato a spiegare come è nata l'idea di Saga e dei suoi personaggi:
Beh, avevo messo incinta mia moglie, abbiamo avuto dei figli ed è stato terrificante. Ogni volta che sono spaventato e confuso da qualcosa, cerco di scriverlo. Penso non ci sia nulla di più noioso di sentir parlare qualcuno a proposito dei propri figli... Ok, ho detto una cazzata. Tutti adoriamo parlarne [ridendo]. Volevo raccontare l'esperienza di essere padri e dei figli, ma volevo farlo in modo anomalo, all'interno di qualcosa di interessante. Tutti i personaggi sono in qualche modo basati sulla mia famiglia, i miei amici o sui robot con la testa a forma di TV che si trovano nel mio seminterrato.
Il mio amato bassotto, unico erede dell'impero Vaughan. È un cane ma assomiglia più a un gatto. Non ho molta immaginazione; rubo dalla vita di tutti i giorni e gli cambio colore.
Come è nata l'idea di far raccontare la vicenda in prima persona a Hazel, la figlia di Marko e Alana?
Penso di non aver mai inserito prima d'ora una voce narrante in un mio fumetto. Dopo aver messo incinta mia moglie e dopo che i bimbi sono cresciuti come vi ho detto prima, mi sono letto molti libri per bambini. Mi piacciono i libri per bambini, quelli fatti bene, dove i testi sono amorevoli lettere direttamente sulla pagina e sembra che parole e immagini combacino in un modo che non accade nemmeno nei fumetti. Ero intenzionato a ricreare quello stile di racconto. Molti pensavano fosse un errore, perché si sarebbe capito che Hazel alla fine sarebbe sopravvissuta a un certo punto e ciò avrebbe sottratto notevole potenza drammatica perché si sarebbe saputo che nulla di male le sarebbe accaduto. Ma pensavo di poter fare cose come ciò che abbiamo fatto alla fine del #19 [uscito a maggio], dove abbiamo potuto dire [ATTENZIONE: SPOILER] una cosa del tipo: “Questa è la storia di come i miei genitori si separarono”.
Concludendo su Saga e descrivendo il lavoro in coppia con la Staples:
Stiamo lavorando a un cartonato di Saga per la prima volta, che uscirà a novembre e raccoglierà i primi 18 numeri della serie. È qualcosa di massiccio e ci saranno un sacco di extra in appendice, compreso il metodo con cui Fiona e io passiamo dal partorire un'idea al primo sketch. Abbiamo uno strano rapporto di lavoro. Parliamo prima di ogni arco narrativo in modo piuttosto generico. Ci sediamo e io gli chiedo cosa abbia odiato disegnare e cosa gli piacerebbe fare di più e quali temi pensa dovremmo esplorare. Lei è sempre molto preziosa, come nel secondo volume. Non ho mai voluto realizzare flashback e lei invece ce l'aveva col fatto che bisognasse vedere come Marko e Alana si fossero messi insieme. Penso che quella parte sia poi diventata la migliore del volume... Le piace leggere la sceneggiatura come lo farebbe un lettore, e rimanere sorpresa, imprimendo il suo shock e le sue impressione sulla tavole... Scrivo il fumetto per una persona, per Fiona. Passo parecchio tempo solo a pensare come reagirà a certe cose e attraendola nel disegnare cose perverse, orribili...
Ho imparato che meno indirizzamenti gli fornisco, migliore è il risultato finale. Uno di questi giorni mi manderà un'immagine, scrivendomi: “Ecco un cucciolo di foca in salopette. Ci può stare nel fumetto?” E io gli risponderò: “Diavolo, se ci può stare!”
Su come si sviluppa il suo personale processo creativo, ha voluto precisare:
Non incomincio una storia se non so prima come finirà... Solitamente cerco di intendere quali saranno le morti più importanti, quando inserire i personaggi e quando farli uscire di scena... Quando ho iniziato a scrivere Saga, la mia più grossa preoccupazione era legata al fatto che dopo che un autore fa un figlio, comincia a scrivere tremendi libri per bambini. Io volevo scrivere qualcosa di veramente provocante e adulto.
Quindi le domande dalla platea hanno spostato l'interesse sulla sua esperienza televisiva e su due serie TV molto apprezzate come Under the Dome e soprattutto Lost; la risposta di Vaughan è stata sorprendente e allo stesso tempo incoraggiante per il mondo della Nona Arte:
[caption id="attachment_19588" align="alignright" width="195"] Saga #24[/caption]
Terribile. Ho lasciato perdere tutto. Penso di averne abbastanza di questa follia. Sono stato molto fortunato. Sono stato uno degli sceneggiatori in Lost e ho contribuito all'adattamento di questo grande libro di Stephen King ed è stato fantastico, ma onestamente sono fuggito dall'ambiente... Ho realizzato di non essere tagliato per scrivere su idee di altri e sto preparando nuova roba mia. Dopo dieci anni di fatiche lontano, a Hollywood, ho capito che non c'è luogo migliore dei fumetti per dar vita a idee innovative. Lavorare in televisione è mortificante. È faticoso perché è un vero privilegio arrivare a scrivere per la TV e conquistare milioni di spettatori, più persone di quante abbiano mai letto tutti i miei fumetti messi insieme. Guadagni un sacco di soldi per farlo bene, ma c'è anche tanta gente da accontentare e vari meccanismi in continuo movimento. Mi sentivo proprio come un generale che stava combattendo una guerra persa. Sentivo di non essere per nulla all'altezza, o così mi sembrava, e sono un uomo più felice ora che vivo 22 pagine alla volta.
Su un ritorno al passato, su serie come Y: L'Ultimo Uomo, Ex Machina e Runaways, Vaughan è stato tassativo, partendo proprio da quest'ultima:
Mi piace davvero ciò che stanno facendo da quelle parti. È spassoso. Sono capitato alla Marvel quando ero piuttosto giovane e trovai un buon compromesso di vita facendomi il mazzo sulle trovate di altre persone e sentivo di dover lasciare il segno in qualche modo, com'era giusto che fosse... Ma Runaways l'ho sempre inteso come un qualcosa che iniziai per poi lasciarmelo alle spalle. Spero ci sia qualche giovane scrittore là fuori che possa infondere nuova vita in quel fumetto. Amo quei personaggi ma sono più felice nel fare cose nuove oggi... Y ed Ex Machina sono roba su cui non ritornerò mai più. Hanno avuto la conclusione che spero si meritassero e riprenderle penso sarebbe come sminuirle, almeno fino a quando non sarò al verde e ai miei figli serviranno delle bretelle [ride].
Le voci riguardo un possibile film su Y: L'Ultimo Uomo, di cui si parla da tempo, sono state smentite dall'autore in maniera piuttosto chiara:
I diritti alla fine sono ritornati a me e a Pia Guerra. È complessa la cosa, perché tecnicamente ne siamo i detentori ma penso che se qualcuno avesse voluto realizzarne una serie televisiva o un film, avrebbe dovuto pagare alla Newline Cinema tutti i soldi che questa ci ha buttato dentro in questi ultimi dieci anni. Salta fuori una cifra schifosamente grande [ride]. E dove sono finti tutti quei soldi? Io non ho visto un quattrino.
Il panel si è concluso con la curiosità del pubblico su cosa stia leggendo attualmente Vaughan e dalla risposta si evince quanto sia un vorace lettore e un estimatore di Stan Sakai:
Alex and Ada di Jonathan Luna e Sarah Vaughn. È una serie Image su di un tipo che ordina un robot via mail ma nel fumetto c'è molto di più di questo. Il tono è perfetto; è audace e delizioso. Caliban di Garth Ennis. Moon Knight di Warren Ellis e Declan [Shalvey]. Questo team sta preparando un'altra serie presto in arrivo [Injection - NdR]. Ms. Marvel del mio vecchio amico di Runaways, Adrian Alphona. Copperhead, è una nuovo progetto della Image del mio amico Jay Faerber, uno space western. E direi The Walking Dead di Kirkman. Shaolin Cowboy è una bomba, e Usagi Yoimbo. Y: L'Ultimo Uomo è una completa scopiazzatura di Usagi. Stan Sakai è un grande genio.
Fonte: Comicbookresources