Scarlett Johansson vs Disney, Jason Blum spera che partano "tonnellate" di altre cause legali
Jason Blum si auspica che partano numerose altre cause come quella tra Scarlett Johansson nei confronti della Disney e degli streamer
Se qualche giorno fa Sharon Waxman di TheWrap citava diverse fonti vicine all'azienda e affermava che fosse in corso una rottura tra la vecchia e la nuova gestione della Disney, ieri addirittura Variety chiamava a rapporto esplicitamente il CCO Alan Horn per placare gli animi e risolvere la situazione.
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Secondo l'analisi dell'Hollywood Reporter, la strategia di Bob Chapek potrebbe essere quella di dare un segnale molto forte a tutti i talent: sono finiti i tempi in cui la Disney siglava accordi milionari basati sui profitti generati dai film. E in questo potrebbe non essere da solo: da sempre le major hanno combattuto per favorire sistemi nei quali vi era un solo compenso, pagato prima dell'uscita di un film, e non una partecipazione sui guadagni (che invece hanno virtualmente una vita eterna). Ma sul fronte opposto, agenzie e talent hanno combattuto a lungo per ottenere questi privilegi, e non sembrano intenzionati a cedere nel momento in cui parte dei guadagni si sposta sulle piattaforme streaming.
Il produttore Jason Blum (creatore della Blumhouse) viene citato come un sostenitore delle ragioni di Johansson:
Sta combattendo una battaglia molto più esistenziale di quello che si pensi. È una cosa veramente difficile da fare, ed è davvero coraggiosa a farla. Sta combattendo per tutti i talent.
Blum stesso pochi giorni fa ha siglato un accordo da centinaia di milioni di dollari, pagati in anticipo e una tantum, per realizzare una trilogia di film dell'Esorcista per la Universal, ed è consapevole della sua "ipocrisia" nel sostenere un altro modello. Tuttavia spera che un sistema come quello in cui si è inserito lui sia insostenibile, e che i talent riescano a convincere gli streamer a condividere con loro il successo delle loro opere. Anche perché con un sistema basato solamente sul pagamento di un compenso una tantum, nessun creativo avrà l'interesse a far sì che la propria opera abbia davvero successo: basterà sia buono abbastanza da garantirgli il prossimo progetto.
Lo conferma Blum:
In un film realizzato unicamente per lo streaming, se non c'è una partecipazione nel bene o nel male al suo successo, allora questo comprometterà l'intero processo creativo.
Quello su cui scommettono gli streamer è che tra tre / cinque anni rimarranno solo tre o quattro di loro a proporre contenuti nelle case, e saranno così potenti da essere in grado di abbassare i costi delle produzioni, dei talent, dei produttori, degli sceneggiatori e dei registi. Personalmente non credo ce la faranno, ma è ciò su cui scommettono loro.
In questo senso, l'Hollywood Reporter ricorda la lezione imparata da WarnerMedia a dicembre, quando ha preso una decisione unilaterale sulla distribuzione dei propri film nel 2021 in contemporanea al cinema e su HBO Max ed è stata sommersa di critiche e minacce di cause legali. Nei mesi successivi ha dovuto firmare assegni milionari e annunciare una strategia diversa per il 2022, con una finestra cinematografica esclusiva, il che le ha evitato cause legali. Cause che arriveranno a "tonnellate", si augura Jason Blum, finché non vi sarà una condivisione dei guadagni anche nello streaming.