Sana Amanat, Ms. Marvel e il vero significato del sogno americano

Sana Amanat spiega il senso dei cambiamenti avvenuti alla Marvel negli ultimi anni, il messaggio forte che la Casa delle Idee vuole lanciare con le sue storie

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Sana Amanat è il simbolo della diversità Marvel, tanto sbandierata quanto effettivamente messa in atto e sostenuta nei fatti dalla casa editrice. La sempre più influente editor è il simbolo, in qualche modo il volto e certamente una delle responsabili dell'operazione di rinnovamento del parco testate che ha portato attenzione nei confronti delle minoranze e delle donne sulle copertine e tra le pagine della Casa delle Idee. In un'intervista rilasciata ad Entertainment Weekly, la Amanat ha parlato del personaggio che meglio di tutti incarna il suo impegno, la recentemente premiata Ms. Marvel, per spiegare più in generale la visione della casa editrice.

Sana AmanatUna delle cose che mi rendono più felice, quando sono alle convention, è parlare con persone che si sono appassionate ai nostri fumetti, o ai comics in generale, grazie ai nostri nuovi personaggi o a quelli rinnovati. Non è tanto il modo in cui hanno apprezzato Ms. Marvel o Captain Marvel, quanto il fatto che i nostri prodotti siano riusciti a risuonare dentro di loro. Includere nuovo pubblico tra i nostri lettori è sempre stata una delle mie prime aspirazioni.

Con Ms. Marvel, ad esempio, avevamo in mente un progetto molto preciso riguardo ai nostri obiettivi. Sapevamo di volere un personaggio che fosse americano e islamico e sapevamo di volergli affidare una serie in solitaria. L'idea era però creare un personaggio la cui storia non fosse incentrata sulla sua identità etnica e culturale. Avevamo pertanto bisogno di un tema portante che lo sorreggesse.

Una volta che io e G. Willow Wilson abbiamo definito il messaggio di base che volevamo comunicare, ovvero una nuova versione del classico rapporto tra potere e responsabilità alla Peter Parker, con Kamala Khan al centro di un sostanziale dilemma identitario, avevamo la nostra solida idea generale.

La visione della Amanat della giovane Kamala è soprattutto quella di una ragazza che ha sempre desiderato, fin dall'inizio della sua carriera di eroina, essere Carol Danvers, l'originale Ms. Marvel. Essere buona e aiutare la gente, ecco le sue aspirazioni. Un nucleo narrativo semplice e in grado di essere trasversale rispetto a qualunque etichetta culturale si possa applicare al personaggio.

La mia più grande speranza è che, dopo il rinnovamento che abbiamo operato negli ultimi anni, molti riescano a guardare con occhi diversi al mondo dei comics in generale, che lo facciano con più consapevolezza. Gran parte del pubblico generalista, pensa di sapere cosa siano, a volte prima ancora di averne letto uno, ma non è così. E alla Marvel abbiamo talmente tante cose in ballo, attualmente, che siamo abbastanza sicuri di poter sorprendere le aspettative di chiunque e di cambiare il modo in cui i supereroi sono percepiti.

Sentiamo fortemente la responsabilità di raccontare storie che abbiano un messaggio forte, come il fumetto di genere che produciamo ha sempre fatto. I cambiamenti che abbiamo operato, mettendo un personaggio islamico nella posizione di ereditare un'importantissimo ruolo o uno afroamericano a raccogliere lo scudo di Capitan America, ci permettono di dare ancora più significato a quel messaggio, permettere a più persone di entrarvi a contatto e comprendere il senso dell'enfasi che le storie di supreroi si portano dietro, originati dal paradigma del sogno americano.

Fonte: Entertainment Weekly

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