Giffoni 2016: Sam Claflin e l'allenamento per Io Prima di Te utile a "non muovermi"

Arrivato a Giffoni per Io Prima di Te, Sam Claflin ci racconta come si possa interpretare un disabile che non si muove mai

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Rilassatissimo in un casale di campagna nell’entroterra vicino Giffoni, Sam Claflin arriva e subito dice di non essere abituato a questo caldo (ne fa tanto, ma in casa c’è l’aria condizionata). A Giffoni è arrivato per incontrare i ragazzi ma soprattutto per la promozione di Io Prima di Te, in uscita il 1 Settembre nei cinema italiani, in cui si innamora della madre dei draghi.
Emilia Clarke, nel suo primo ruolo di peso dopo il successo di Il Trono di Spade, è infatti la ragazza incaricata di badare a lui dopo che un incidente lo rende incapace di ogni movimento eccezion fatta per testa e due dita.

La storia d’amore con malattia è un classico ma Io Prima di Te mostra una personalità non comune nell’andare fino in fondo con le sue premesse e proprio questo fatto scatena la nostra prima domanda, svicolando il più possibile tra i paletti degli spoiler per non rovinare niente.

Quello che ha colpito anche me è stato il coraggio di questo film, il fatto che sia veramente audace nel raccontare la sua storia. Il mio personaggio non è solo una persona su una sedia a rotella, è un essere umano complicato e se ci aggiungi che su di lui pende questa decisione da prendere riguardo l’eutanasia capisci quanto tutto possa essere ancora più interessante. Io credo che ci sia proprio bisogno di una storia così, una che apre gli occhi ad un mondo che nessuno vuole guardare, preferiamo metterlo sotto il tappeto. Parlo soprattutto della decisione finale e dell’esistenza di Dignitas (di cui io non sapevo nulla prima di leggere il copione), sono materie mai trattate per bene nei film mentre Io Prima di Te non teme di inserirsi nel dibattito mondiale”.

Per il 99% del film non ti muovi, se non dal collo in sù, hai recitato senza il corpo di fatto, ma come funziona? Non ti capitava mai di compiere istintivamente un movimento con un braccio o una mano?

Non è stato facile, sono dovuto diventare bravo a non muovermi per niente e mi ci sono voluti dei mesi. Ma non era così dall’inizio, con Emilia abbiamo parlato tantissimo di ogni scena e ogni battuta, arrivando alla fine alla decisione che sarebbe stato meglio se il mio personaggio fosse stato completamente immobile. Il romanzo infatti non specifica quanti movimenti il mio personaggio è in grado di fare dopo l’incidente. Ci è sembrato ragionevole che potesse muovere due dita così da dargli modo di guidare la sua sedia a rotelle, cosa che non tutti possono fare, ma non più di così. L’unica volta che mi sono dovuto muovere è stato quando, girando la scena in cui Emilia si siede sulle mie gambe e guida la sedia via dal matrimonio, lei ci stava mandando a sbattere contro la videocamera. Lì sono saltato via prima del disastro”.

Si dice spesso che per rendere l’importanza e il potere di un personaggio conta più che altro come gli altri attori lo guardano, questo è vero anche per interpretare un disabile? Quanto conta nella tua interpretazione come eri guardato dagli altri?

C’è un po’ di tutte e due le componenti. Sicuramente io devo riuscire ad incarnare il personaggio ma lo sguardo altrui è parte di quel che rende giustizia alla parte. Quando ho incontrato vere persone sulla sedia a rotelle, durante la preparazione, ho capito subito che loro percepiscono il tuo disagio attraverso lo sguardo che hai. E io all’inizio in effetti ero a disagio con loro. Non sapevo come sedermi, né come salutarli o se dargli la mano, uno di questi mi ha mostrato come siano spesso loro a rompere il ghiaccio capendo queste esitazioni e la battuta che ha fatto quando ha visto che non sapevo se dargli la mano: "Basta anche solo che fai un inchino" l’ho inserita nel film. Per loro la cosa peggiore è quando la gente li guarda con pietà, non vedendo un essere umano ma solo una sedia a rotelle”.

Ora hai in progetto sia il film biografico sul calciatore Robin Friday che My Cousin Rachel per Roger Michell no?

In realtà Friday è in fase di sviluppo, siamo un attimo fermi per problemi di agende che non coincidono, la speranza è di andare avanti però, mi piace molto e voglio farlo, perché il personaggio è così diverso dal resto che ho fatto. My Cousin Rachel invece l'ho appena finito, abbiamo anche girato una settimana a Firenze, è la storia di un uomo giovane e una donna più anziana di lui presi in un dramma romantico con venature thriller”.

Parte della voglia di fare Friday suppongo venga dall’essere stato calciatore vero?

Sì è stata una parte importante della mia vita. Anche se adesso sono felice quello rimane un mondo per sentimentalmente potente. Ho potuto lavorare con attori come Johnny Depp ma l’unica volta in vita mia in cui mi sono pietrificato di fronte ad una star è stato quando mi sono trovato di fronte a David Beckham. Il mio mito”.

Continua a leggere su BadTaste