Sacha Baron Cohen spiega perché ha abbandonato il biopic su Freddie Mercury

Ospite di Howard Stern Sacha Baron Cohen ha spiegato dettagliatamente perché abbia abbandonato il biopic su Freddie Mercury dopo anni di lavoro

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Durante la promozione della sua ultima pellicola, Grimsby - Attenti a Quell'Altro, Sacha Baron Cohen ha rilasciato svariate interviste nei panni del personaggio che interpreta, Nobby, ma di tanto in tanto si è tolto parrucca e basettoni alla Liam Gallagher per vestire, semplicemente, i suoi panni e effettuare chiacchierate meno sui generis.

La cosa è accaduta anche un paio di giorni fa quando ha partecipato all'Howard Stern Show durante il quale, fra le altre cose, ha potuto spiegare in maniera dettagliata perché, dopo quasi sei anni di lavoro, ha deciso di abbandonare il biopic su Freddie Mercury in cui avrebbe dovuto interpretare l'artista scomparso a Londra il 24 novembre del 1991.

L'intenzione di Cohen era di affrontare la vita del cantante senza omettere nulla di quegli aspetti dissoluti che hanno contribuito a trasformarlo in una leggenda.

Ci sono storie straordinarie su Freddie Mercury. Era una persona davvero selvaggia e il suo stile di vita era all'insegna della più totale dissolutezza. C'è un aneddoto su un party dove c'erano queste "piccole persone" che giravano con dei vassoi di cocaina in testa. Ma tutto si stava trasformando in un film molto meno interessante perché loro [i Queen ancora in vita, ndr.] volevano preservare la propria eredità in quanto band e volevano che si parlasse dei Queen. Cosa che posso capire completamente. Durante il primo meeting - cosa che non dovrei neanche stare qua a dire visto che c'era un membro della band, ma non dirò quale [a questo punto Stern interviene dichiarando "Brian May"] - questa persona mi dichiara "È un film così grandioso perché a metà film accade una cosa fantastica!" io domando "Cosa accade a metà film?" e lui "Freddie muore". Io a quel punto proseguo "Oh bene, una roba un po' alla Pulp Fiction dove la fine è a metà film e la metà film è alla fine?". E di nuovo lui "No, no, no". Domando "Ma allora che accade nella seconda metà del film?" e questa persona mi spiega che "vediamo come i membri della band si fanno forza e superano questo momento". A quel punto gli ho spegiato "Senti, nessuno andrà a vedere un film in cui il protagonista muore di AIDS a metà della storia perché a nessuno interessa scoprire cosa succede agli altri membri della band".

Cohen spiega che nonostante fosse riuscito a coinvolgere nomi di primo piano per il biopic, i membri della band non hanno voluto sentire ragioni:

Mi hanno chiesto di scrivere il film, ma io non so scrivere un biopic per cui ho chiamato Peter Morgan (Frost/Nixon, Rush), ma non gli andava bene. Ho coinvolto prima David Fincher, che voleva davvero dirigerlo, e poi Tom Hooper, ma loro erano molto specifico circa quello che volevano per il film. Guarda, a conti fatti si può davvero sintetizzare il tutto con le classiche divergenze artistiche.

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